Sono stati mesi parecchio difficili questi per i One Direction: l’abbandono shock di Zayn Malik, la gravidanza inaspettata e sicuramente non voluta dell'”amica” di Tomlinson Briana Jungwirth, gli scleri pre-concerto di Liam Payne e chissà cos’altro che ci hanno tenuto nascosto hanno indubbiamente minato la solidità del gruppo più potente del mondo. Se quest’ultimo aggettivo vi sembra esagerato, beh, probabilmente non avete mai bazzicato come il sottoscritto sui trending topic di Twitter, costantemente caratterizzati da (almeno) un hashtag riferito a Liam Payne, Louis Tomlinson, Harry Styles e Niall Horan, tornati sotto le luci della ribalta (come se le avessero mai lasciate) con il loro quinto e forse ultimo disco Made in the A.M.
Analizzare un album come questo richiede innanzitutto un distacco generazionale che deve prendere per forza di cose in considerazione l’età e i gusti della persona che lo ascolta: troppo facile elogiarlo così come troppo facile stroncarlo, credo sia infatti fondamentale cercare una via di mezzo che dia a Cesare quel che è di Cesare. Partiamo per esempio dal fatto che Made in the A.M. è un disco pop che più pop non si può: tutte cazzate, come prevedibile, quelle legate al fatto che l’album sarebbe stato ispirato dal sound rock degli Oasis. Io, piuttosto, ci ho sentito dei più che dignitosi Take That, alla peggio degli East 17 (se non sapete chi sono siete proprio nati/e ieri).
Partendo dal presupposto che ci troviamo di fronte ad uno dei prodotti commerciali più azzeccati della storia della musica insieme al makeover aggressivo di Miley Cyrus post Disney, Made in the A.M. è innanzitutto un signor disco pop che si lascia ascoltare con piacere, forse troppo. Se è pur vero che l’inizio è fulminante e spara delle cartucce mica da ridere (il primo singolo Drag me down, Perfect ma soprattutto la notevole Infinity) e lancia persino uno sguardo al cielo (è la piacevole Hey Angel ad aprire le danze) non possiamo dire lo stesso del resto dell’album, che ha come pecca di base quello di essere eccessivamente smielato e romantico e di suonare “sul pezzo” per il pubblico target ma totalmente fuori contesto se consideriamo l’età e l’esperienza dei (talentuosi) artisti che interpretano i pezzi.
E qui, scatta la breve digressione: mi sembra piuttosto ovvio che Zayn Malik si fosse ampiamente rotto le balle di tutto questo miele (imposto dall’alto) e avesse voglia di dare una svolta alla sua carriera, passando da teen idol a ragazzo un po’ wasted and confused che si fa i selfie a petto nudo e si fa produrre dal re dell’urban Naughty Boy. Dico questo perché fa quantomeno alzare uno dei due lati della bocca (se non entrambi) sentire uscire dalle ugole d’oro dei One Direction parole quali “che sensazione sentirti qui vicino a me mentre ti tengo stretta al mio cuore” (Love you Goodbye) o ancora peggio “voglio prestarti la mia giacca, una che sia morbida come le tue guance” (I want to write you a song). A questo punto, facciamo partire il classicome “when I look into your eyes” e la chiudiamo qua.
No ragazze, mi spiace deludere le vostre aspettative ma Made in the A.M. non è un capolavoro, né tantomeno uno dei dischi più fantasticherrimi mai prodotti. Made in the A.M. è un bel prodotto discografico, costruito a puntino per farvi twittare come se non ci fosse un domani e condividere stralci di canzoni, che pure sono validi, a tratti: i miei pezzi preferiti per esempio sono la bella History, nel quale i 1D finalmente mettono da parte le storie d’amore e parlano del loro rapporto con Zayn e dei rumors sullo scioglimento, o ancora Walking in the wind, scandita da un irresistibile riff di chitarrina che poi esplode in un ritornello clamoroso.
Cosa resta di un disco come Made in the A.M.? Fondamentalmente, il meglio che una band “geniale” come i One Direction ci avrebbero mai potuto offrire: romanticismo, parole dolci, arcobaleni e orsetti gommosi (sempre ben accetti). Certo, la qualità vera sta da un’altra parte ma dopo tutto anche i Beatles, unanimamente considerati come il meglio che la musica ci abbia mai potuto offrire, cantavano “ti voglio stringere la mano” o ancora “tutto quello che ti serve è l’amore”. In questo senso, quei bravi ragazzi di Liverpool non ci sembrano poi così distanti dai loro potenziali eredi One Direction, che io personalmente adorerei vedere in una veste meno patinata e più sincera. Chi lo sa cosa passa DAVVERO per la testa di Harry, Louis, Liam e Harry?
Tracklist
1. Hey Angel
2. Drag Me Down
3. Perfect
4. Infinity
5. End of the Day
6. If I Could Fly
7. Long Way Down
8. Never Enough
9. Olivia
10. What a Feeling
11. Love You, Goodbye
12. I Want To Write You A Song
13. History
deluxe e ultimate fan edition
14. Temporary Fix
15. Walking In The Wind
16. Wolves
17. A.M.