Le possibilità sono due: o recensisci Madonna in qualità di fan sfegatato della sua musica che la segue da anni e la considera come una vera e propria divinità della musica, oppure prendi un attimo le distanze dal personaggio e analizzi le sue performance da un punto di vista critico. Personalmente ho deciso di scrivere la recensione della prima tappa del Rebel Heart Tour al Pala Olimpico di Torino con questo secondo approccio che, sia ben chiaro, andrà a toccare diversi nervi scoperti. Ma andiamo con ordine.
Impossibile non analizzare lo show anche alla luce dei tragici eventi di Parigi, che hanno modificato profondamente le modalità di accesso alla venue ma anche l’atmosfera stessa che si espirava all’esterno, dove erano presenti decine e decine di membri di forze dell’ordine, il cui numero si è moltiplicato esponenzialmente una volta passati i primi, lunghi controlli. La tensione nell’aria era papabile.
Una volta all’interno del palazzetto, dopo tutto piuttosto piccolo, la situazione ha iniziato a scaldarsi con il dj set di apertura della dj newyorkese Mary Mac, senza infamia e senza lode, che ci ha intreattenuti in attesa della regina, salita sul palco con più di un’ora e dieci di ritardo rispetto al previsto.
Purtroppo o per fortuna, contrariamente all’MDNA Tour(su un piano totalmente diverso, da ogni punto di vista) non ho potuto fare a meno di seguire le altre tappe del Rebel Heart Tour, per cui sapevo esattamente cosa aspettarmi: in questo senso, le mie aspettative sono state rispettate in pieno, nonostante non facessero riferimento ad uno show, diciamo, proprio indimenticabile.
Sarà un cliché ma l’età inizia a decisamente a farsi sentire per Madonna, che non balla più come un tempo e ad comincia affidarsi sempre più spesso (pure troppo) al pre-rec se non persino a spudorati playback: un esempio su tutti Devil Pray, pezzo neanche troppo difficile cantato in modo direi eccessivamente simile al disco, se non persino identico.
Il vero problema dietro al Rebel Heart Tour però non è il playback quanto la mancanza di coerenza, coesione e di una precisa direzione artistica: tutto sembra un po’ buttato lì, senza un concept specifico, e alcune canzoni non hanno davvero senso di esistere. Non ultima la canzone finale, la storica Holiday, che costituisce una chiusura decisamente molto, molto deludente e random.
Se per esempio l’intro è molto bello e coreografico (Iconic, nella quale Madonna viene calata dall’alto all’interno di un’enorme gabbia)ed è inoltre l’unico pezzo dove davvero la regina ha fatto il suo dovere di art director con i controcazzi (Bitch I’M Madonna in versione samurai, o la lap dance sulle croci sulle note di Holy Water/Vogue) non lo stesso possiamo dire del resto dello show che in tanti momenti sembra un po’ raffazzonato su: emblematico a proposito è l’inutile momento dedicato a Body Shop, una delle canzoni più deboli del suo ultimo disco Rebel Heart, o ancora lo spazio per Candy Shop verso la fine.
#Madonna canta Don't tell me solo per i fan italiani #RebelHeartTour pic.twitter.com/zfF7tfXX1Z
— ziomuro (@ziomuro) November 19, 2015
Non tutto, ovviamente, è da buttare, anzi: il Rebele Heart Tour di Torino è stato caratterizzato anche da tanti momenti in cui Madonna ha interagito con il pubblico (molto di più rispetto al solito!) dimostrando tanta voglia di scherzare con i suoi fan italiani e di divertirsi. Personalmente ho apprezzato tanto tutte le esibizioni in acustico (True Blue, Who’s that girl Rebel Heart e anche, a sorpresa per i fan italiani, Don’t Tell me) e, in particolare, ho trovato magnifico a dir poco l’intermezzo di Illuminati, dove i ballerini sono saliti su dei grossi pali pieghevoli per esibirsi in una coreografia a dir poco straordinaria , da pelle d’oca.
Lasciatemi dire che Iluminati è l'unico vero capolavoro del #RebelHeartTour #Madonna pic.twitter.com/3FLX4exfKq
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Fra poco più di un mese, il 10 dicembre, rifarò visita alla regina a Parigi (avete letto bene) per una nuova tappa del Rebel Heart Tour, con la speranza che il luogo dove si svolgerà il concerto dia una sferzata, anche soltanto simbolica, ad uno spettacolo che di fatto oggi come oggi raggiunge una sufficienza, seppur più che piena. Un po’ pochino, visto che stiamo parlando della regina del pop.
Unapologetic Bitch #RebelHeartTour #Madonna pic.twitter.com/wQtCtwEdJL
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Deeper and deeper #madonna #rebelhearttour pic.twitter.com/nSK6Sm3cNw
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Scaletta Rebel Heart Tour Madonna Pala Alpitour Torino 19 novembre 2015
Intro / Revolution
Iconic
Bitch i’m Madonna
Burning Up (rock version)
Holy water/Vogue
Devil Pray
Interlude Messiah
Body Shop
True Blue
Deeper and deeper
Heartbreak City
Love don’t live here anymore
Like a virgin (Dancehall remix)
Interlude S.E.X./Erotica
Living for love remix
La Isla Bonita
Dress you up/Into the groove/Everybody/Lucky Star (Flamenco version)
Who’s that girl (acustica)
Don’t Tell me
Rebel heart
Secret Project / Illuminati Interlude
Music/Get stupid
Candy Shop
Material Girl
La vie en rose (acustica)
Unapologetic Bitch
Holiday