No, cari miei twitteri dalla lacrima facile: Mtv non sta per morire, la spaventosa (e gelida) sigla TV8 non apparirà dalle 6 di domani mattina sui vostri schermi, almeno per adesso. La notizia circolata sul web poche ore fa riguardante la decisione da parte di Sky Italia e di Viacom di procedere con il rebranding della storica rete musicale era infatti una bufala, oppure, per usare un termine più consono, era semplicemente una piccola grande cavolata, riportata però anche da testate di un certo livello.
C’è un però, un “ma” che conosciamo tutti, molto bene: la M di Mtv, di fatto, è morta circa 6 annetti qua, quando Total Request live andò in onda per l’ultima volta, facendo chiudere per sempre i battenti del celebre studio che dava su Piazza del Duomo (e nel quale il sottoscritto, neanche a dirlo, salì in occasione dell’arrivo di John Legend) e i sogni (con relativi feticci) musicali di tutti quelli che con MTV c’erano cresciuti. A partire da quell’anno la rete così come la conoscevamo smise di esistere e lasciò definitivamente spazio a serie tv, programmi trash e poca, pochissima altra roba che si salvava. Il Testimone di Pif, in questo senso, ha tenuto su la baracca in questi anni.
Cos’è rimasto allora a noi ormai ex adolescenti cresciuti a pane e Dancefloor Chart? Le reti parallele, disponibili però soltanto a pagamento, e i celebri awards vari ed eventuali (gli intoccabili MTV EMA, i meno intoccabili Mtv Movie e Video Music Awards, ultimamente malcagati). Per il resto zero classifiche, zero rasta di Marco Maccarini (il suo ritorno a sorpresa all’MTV World Stage mi aveva fatto quasi commuovere) zero culi, tanga e giochi con l’acqua su MTV On the Beach l’estate con Kriss e Kriss. E le loro infinite, immancabili repliche.
Cara gente del Twitter se volete lamentatevi pure, ma ricordatevi che non avete fatto mai niente affinché tutto questo Geordie Shore overload finisse per sempre e ritornasse la cara vecchia Giorgia Surina (oppure la splendida Valeria, che beccai a farsi una salamella dopo gli Mtv EMA 2004 a Roma con Alessandro Cattelan, bei tempi). Insomma, neanche un sit-in, una mini rivoluzione, uno sciopero della fame. Adesso come adesso con il vostro hashtag fail possiamo soltanto pulirci il culo!
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