Questo post, se letto da qualcuno che si interessa dell’argomento, potrebbe non essere propriamente la cosa migliore da fare per questo blog: le opinioni che sto per esprimere sono molto controverse e profondamente contrarie a diversi dei miei contatti su Twitter, diventato per me ormai una fonte di visualizzazioni, ma anche di discussioni, davvero imprescindibile. Dico tutto questo perché la polemica #BoycottItalo nei confronti di Italo Treno, sollevata da tutte le principali Twitstar e blogger del mondo LGBT mi sembra sia davvero folle e rappresenti tutto il peggio di un’assurda caccia alle streghe che vede omofobia anche dove non esiste.
Partiamo da un dato di fatto: Italo è un azienda e come tale cerca il profitto. Se voi lavoraste per questa azienda, particolarmente nel settore marketing e vendite, sapreste perfettamente che il vostro obiettivo sarebbe quello di massimizzarne i risultati economici, con iniziative varie ed eventuali. Nel momento in cui nascesse l’occasione di sfruttare una certa nicchia di mercato, voi vi ci dovreste fiondare a capofitto. Può succedere, in alcuni casi, che le modalità per fare cassa siano, per quanto legali, piuttosto controverse, mi viene in mente a questo proposito il lavoro nel mondo delle assicurazioni. Con la scelta di creare una tariffa speciale a chi parteciperà al Family Day (indegno e palesemente omofobo) Italo ha fatto proprio questo, marciando sul fatto che in migliaia di loschi figuri (dalle dubbie intenzioni) si fionderanno a Roma cercando di approfittare di un’offerta più che vantaggiosa.
Ma Italo Treno, mi sembra evidente, non si rivolge con le sue politiche né ai rappresentanti del Family Day, né tanomeno a quelli dei diritti degli omosessuali. Quando riuscirete a ficcarvi questa cosa in testa, questo sarà un mondo migliore. Italo vuol fare soldi, punto. Nel momento in cui un’azienda di questo tipo pubblica su Facebook il messaggio di spiegazioni che trovate qui sotto, particolarmente con l’ultima frase, essa tenta di sottolineare in maniera anche piuttosto coraggiosa tutto questo, specificando in maniera persino stizzita che la gente, ormai, legge quello che vuole leggere e si fa dei film mentali dimenticando che dietro a determinate scelte, spesso, si cela anche soltanto un puro interesse personale.
Se per voi è questo il problema, cioè una sorta di egoismo di fondo da parte dell’azienda, benissimo, io personalmente avendo avuto modo di approcciarmi con dei lavori dove la competizione è all’ordine del giorno capisco e in un certo senso apprezzo la logica ma sono perfettamente consapevole che si tratta di un tipo di approccio molto controverso che fa storcere il naso a tanti. Se invece siete convinti che Italo sia un’azienda omofoba e che i suoi treni -siamo paragonabili a quelli di Auschwitz– direi che avete decisamente fatto di tutta un’erba un fascio e vi siete convinti, visto il periodo storico in cui ci troviamo, che qualunque manifestazione diversa dai vostri principi sia omofobia allo stato puro. Non è cosi ragazzi, e ad Italo Treno e ai suoi tanto bistrattati social media manager, molto probabilmente, dei diritti dei gay e di quelli delle famiglie del Family Day (che, ricordo, non sono certo gruppi armati blac bloc) non gliene frega in realtà un beneamato cazzo.
PS: nel momento in cui dite cose del tipo -avresti detto lo stesso se avessero proposto sconti a chi manifestava contro i neri?- state semplicemente cambiando argomento, anche se non ve ne rendete conto, per l’ennesima volta.