Quando la notte non riesco a dormire mi capita di prendere in mano il mio fedele computer e cazzeggiare su Wikipedia su un argomento che, di norma, è totalmente randon: tempo fa mi era venuto in mente di cercare qualche notizia su Chernobyl e sul disastro che 30 anni fa esatti, in quella maledetta notte fra il 26 e il 27 aprile 1986, spazzo via la città di Pryp’jat’, circa 120 km da Kiev in Ucraina, grazie a quel nemico subdolo e impalpabile chiamato radiazioni.
L’Ucraina, a quel tempo ancora appartente all’Unione Sovietica, si ritrovò di colpo al centro del mondo come tearo del più grave disastro naturale della storia dell’umanità: quel giorno decine di tonnellate di materiale radioattivo vennero espulse dal reattore 4 della centrale di Chernobyl nel corso di quello che doveva essere, paradossalmente, una prova della sicurezza del sistema di raffreddamento delle barre di plutonio presenti all’interno del nocciolo.
Da quel giorno l’area tutto intorno alla centrale venne messa sotto stretto controllo dalle autorità, una zona di centinaia di km quadrati che, incredibilmente, ha visto fiorire in questi anni una natura senza pari, un luogo “incontaminato” (si fa per dire) dove pullula una ricca flora e fauna.
Non ci crederete ma il villaggio di Pryp’jat’, evacuata dopo l’incidente e diventata una città fantasma, è visitabile ancora oggi, seppure il viaggio vi richieda di passare attraverso una trafila di permessi infiniti e vi obblighi a portare con voi il contatore per le radiazioni, che in alcuni punti sono di decine di volte superiori al limite tollerabile dal corpo umano. 5 minuti vicini alla centrale corrispondono ad una radiografia, passati i quali però vi viene imposto di allontanarvi il più velocemente possbile.
Nella gallery qui sotto trovate gli scatti più angosciatni e inquietanti che alcuni fortunati hanno potuto caricare sui loro profili Instagram: immagini e filtri carichi di radiazioni, anche se invisibili.