I Red Hot Chili Peppers rappresentano la mia infanzia musicale: erano i tempi delle medie, quando ogni sacrosanta mattina mi svegliavo con le note di Scar Tissue, Californication e soprattutto Road Trippin’ suonate a palla dalle casse di camera di mio fratello, prima di partire per andare a scuola. Loro sono un po’ come i Foo Fighters, o gli Incubus, rappresentano il mio lato rock, se vogliamo.
Anno dopo anno, ho iniziato ad ascoltarli sempre meno, fino a limitarmi ai singoli, che comunque devo dire mi sono sempre piaciuti parecchio: per questo motivo, quando Dark Necessities è uscita, un po’ a sorpresa, non potevo che esserne entusiasta, mi sembrava proprio che la band di Anthony Kiedis fosse tornata ai grandi fasti di un tempo, era ed è una canzone stupenda, originale e dal testo pure vagamente ambiguo e dalle mille interpretazioni.
Ci ho messo tuttavia tre giorni pieni per poter farmi un’idea del loro nuovo disco, The Getaway, nel quale il brano di cui sopra è contenuto, e nonostante sia arrivato al sesto replay fatico ancora adesso a tirare fuori qualche buon ragno dal buco. Al contrario, sono giunto solo ad amare conclusioni: quest’album è piuttosto ripetitivo, ha davvero pochi guizzi creativi come il lead single e tutto, o quasi, si ripete fino allo sfinimento, finendo poi per dare vita ad un disco nel quale pochissime canzoni a mio avviso riescono a emergere dal resto.
Tutto è un po’ rockettaro, un po’ funky, un po’ yankee style, un po’ molto Red Hot Chili Peppers, appunto, ma sono un po’ di anni che sentiamo lo stesso genere e forse è arrivato il momento di dire che ci siamo vagamente stancati: come nel caso del candy rock da classifica dei Maroon 5, anche i RHCP sembrano essersi fossilizzati in questo stile qua, che può divertire i primi 5 minuti ma passare totalmente inosservato gli altri 60. Sono davvero pochissime le canzoni che svegliano un minimo l’attenzione dell’ascoltatore, dal rock più deciso di This Ticonderoga o ancora nelle atmosfere sognanti di Encore, cullato dal dolce incedere di una chitarra elettrica, un tipico brano da ascoltare mentre si guida con il sole della California negli occhi. Sempre se hai soldi per permettertelo. Molti dei brani rimanenti puzzano di esercizio di stile, da Sick Love a Detroit passando per la pesantissima Dreams of a Samurai, che chiude l’album in maniera alquanto soporifera, spero non si offenda nessuno se lo dico.
Nonostante io non sia per nulla un espertone di rock, posso affermare con una certa sicurezza che, a parte Dark Necessities, non credo che questo album abbia fatto impazzire neanche gli appassionati del gruppo, ad ottobre in Italia con tre tappe già sold-out: viene da chiedersi se, vista l’assenza quasi totale di singoli portanti, la scaletta includerà anche molte delle canzoni presenti in The Getaway, decisamente poco coinvolgenti. Poco ma sicuro che i Red Hot possono fare molto di più, sia in studio sia dal vivo.
Cosa ne pensate di The Getaway dei Red Hot Chili Peppers?
Tracklist
The Getaway
Dark Necessities
We Turn Red
The Longest Wave
Goodbye Angels
Sick Love
Go Robot
Feasting On The Flowers
Detroit
This Ticonderoga
Encore
The Hunter
Dreams Of A Samurai