Partiamo da un presupposto fondamentale: Giorgia è senza se e senza ma la voce più bella che la musica italiana possa vantare attualmente. Già mi immagino la gente che adesso avrebbe voglia di prendermi a mazzate, perché certo esiste Mina, sì c’è anche Elisa che è molto brava, ma se la Todrani è in forma fa il culo a tutte quante le altre. Di Giorgia, vocalmente, ho sempre apprezzato la tecnica, perfetta, enorme, inappuntabile. Poi, ok, ad X Factor 10 non era in forma, ma quale essere umano può dirsi inattaccabile al 100%? Non siamo Dio, dopo tutto. Gli scivoloni ci stanno, fanno parte del percorso.
Oronero, il decimo disco della sua carriera, è uno scivolone, pure grosso. Metto subito le mani avanti: ho iniziato ad ascoltare bene (ovvero, in modo molto approfondito) i dischi italiani e internazionali solo nell’ultimo paio di anni, dopo l’apertura del blog, per cui non posso dire di conoscere a menadito la sua discografia precedente, anche se un paio di dischi (Come Thelma e Louise, Senza Ali, Ladra di vento) li ricordo con un certo piacere, per non parlare della GH, che avevo consumato. Questo qui, in ogni caso, può essere benissimo trattato a parte.
L’ultimo ricordo recente di Giorgia che avevo, composto essenzialmente dalla doppietta Tu mi porti su (decente) e Il mio giorno migliore (abbastanza terribile) sembra essersi manifestato in una nuova veste con questo progetto, che eccezion fatta per lo stupendo singolo omonimo, un pezzo che mi ha conquistato fin dal primo ascolto, dalle mille sfaccettature e dalle possibile interpretazioni, ripropone la stessa solfa electro pop ma con un terribile sound tutto italico per altre 14 interminabili canzoni.
Il difetto più grande di quest’album? La quasi totale mancanza di ispirazione: tutto è costruito sulle corde della splendida voce di Giorgia al puro scopo di fare impazzire un pubblico in media musicalmente ignorante che si fa conquistare dal motivetto dance (ne è un esempio la tremenda Regina di notte) e dal pop melodico italiano senza né arte né parte. Oronero è in sostanza un mix delle peggiori hit Canoviane alla Marco Mengoni (Tolto e dato e Grande maestro sembrano scarti al femminile dell’interprete di Ronciglione) e di Alessandra Amoroso; purtroppo, nemmeno le più classiche ballate riescono a colpire nel segno (la banalità del frammento della conclusiva Non fa niente “mi trovo ancora qui coi miei se e troppi ma che fanno male alla mente e vorrei dare un centro ai giorni miei” parla da sé) dando all’ascoltatore la brutta sensazione che il disco sia costruito intorno al fortissimo singolo di lancio in funzione di una serie di fillers mica da ridere.
Inizialmente, non credevo a quelli che su Twitter sostenevano che Oronero fosse un disco per la gran parte skippabile, ma ahimè mi ritrovo a concordare in pieno: l’album è veramente povero di idee e soprattutto di contenuti e fa rimpiangere come non mai la Giorgia degli anni ’90, che si poteva permettere il lusso di rifiutare facili hit radiofoniche e comporre pezzi funky (cantati ovviamente da dio) che sarebbero poi confluiti in album, quelli sì, con qualcosa da dire come Mangio troppa cioccolata, giusto per citarne uno. Un vero peccato, le premesse sembravano essere ottime.
Tracklist
Oronero
Danza
Scelgo ancora te
Credo
Per non pensarti
Vanità
Posso Farcela
Come acrobati
Mutevole
Tolto e dato
Amore quanto basta
Sempre si cambia
Grande maestro
Regina di notte
Non fa niente