18 anni fa usciva un disco che, nel suo piccolo, ha scritto una pagina di storia della musica italiana. Il sottoscritto, che aveva 10 anni, lo sentiva girare in loop nello stereo di #sorella, e piano piano, com’era scontato, lo imparò a memoria. Sto parlando di Mina Celentano, il celeberrimo album congiunto di due fra i più influenti interpreti della canzone pop melodica italiana. Come dimenticare la copertina disneyana, come dimenticare pezzi come Acqua e Sale? Impossibile, sono ormai un pezzo fondante della cultura del nostro paese. Ebbene, ad un neo-maggiorenne di distanza (perdonate questo gioco di parole molto triste) i due cantanti sono tornati in studio di registrazione insieme per dare vita a MINACELENTANO, un disco semplicemente assurdo.
Credo infatti non ci siano altri modi per qualificarlo: “assurdo” è un termine che lascia il giusto livello di interpretazione a chi leggerà questa recensione e mi permette di tenermi sulla difensiva nel caso in cui cambiassi idea a riguardo. Siamo davanti ad un album a tratti ambiguo, proprio come la copertina, ma di certo intrigante e dalle mille e più sfaccettature.
MINACELENTANO è, riassumendo, un compendio di 12 canzoni d’amore. E graziealcazzo, verrebbe da dire, visto che nei pezzi melodici italiani non si parla d’altro. Contrariamente a quello che potremmo pensare, invece, Mina e Adriano Celentano si sono prodigati andando alla ricerca di produttori e songwriter che mai ci saremmo aspettati per un loro lavoro (il rapper Mondo Marcio, Francesco Gabbani, il dj Benny Benassi) dando così vita a canzoni a tratti stranianti, a tratti pazzesche, a tratti riuscite a metà, ma dal sound completamente inaspettato. Se pensate che il disco sia roba per cariatidi, in breve, è arrivato il momento che clicchiate su play e gli concediate almeno una chance.
Si parte a bomba con il tango elettronico di Amami Amami, pezzo clamorosamente radiofonico ed orecchiabile e si prosegue su un ottovolante musicale incredibile, nel corso del quale incontriamo pezzi che già suonano come classici (È l’amore), brani che sarebbero perfetti per Sanremo (il ritornello di Ti lascio amore sembra fatto apposta per la kermesse) o ancora canzoni che ricordano il precedente album (Non mi ami). C’è di più, comunque.
Il disco sorprende, o meglio lascia a bocca aperta, quando Mina e Celentano iniziano a battibeccare musicalmente come due anziani amanti in Ma che ci faccio qui (un pezzo dal piglio reggae) oppure quando sperimenta con il vocoder e il rap (la prima volta che ho sentito Se mi ami davvero non ci potevo credere); un discorso a parte va poi fatto per il remix electro di Prisencolinensinainciusol, che personalmente mi ha deluso tantissimo e non ci ha riportati ai fasti di Far l’amore di Bob Sinclar, molto più sul pezzo.
L’unica certezza che credo di avere su MINACELENTANO, in ogni caso, è che il disco funziona proprio quando sono entrambi gli interpreti a prender parte a questo incredibile tete a tete musicale: non è un caso che gli unici due pezzi in solitaria (Il bambino col fucile e Quando la smetterò) perdano un po’ la straordinaria vena ironica che trasuda da gran parte di questo progetto.
Uno qualunque dei pezzi inclusi in MINACELENTANO, trovo, sarebbe il disco perfetto da presentare al prossimo Eurovision Song Contest 2017: trovandosi a metà fra il grande classico e il prodotto kitsch, potremmo davvero farci un figurone.
Tracklist
“Amami amami”
“È l’amore”
“Se mi ami davvero”
“Ti lascio amore”
“A un passo da te”
“Non mi ami”
“Ma che ci faccio qui”
“Sono le tre”
“Il bambino col fucile”
“Quando la smetterò”
“Come un diamante nascosto nella neve”
“Prisencolinensinainciusol”