10 agosto 1519. Ferdinando Magellano salpava in questa data dal porto di Siviglia per un’impresa che avrebbe fatto la storia: l’esploratore portoghese, accompagnato da 5 galeoni e più di 200 marinai, mirava a circumnavigare il globo, un’avventura mai tentata prima perché chiaramente folle, almeno sulla carta (geografica). Magellano non riuscì a completare l’impresa, fu infatti ucciso dagli uomini dell’isola di Lapu Lapu nelle Filippine, ma il suo obiettivo l’aveva in qualche modo raggiunto: spingersi oltre i limiti dell’umana conoscenza e coscienza dell’epoca.
Il terzo disco di Francesco Gabbani, fresco vincitore del Festival di Sanremo 2017, omaggia il celebre navigatore proprio in funzione della sua ricerca ossessiva dell’ignoto, in un percorso fatto di 9 canzoni che corrispondono alle tappe di un viaggio colorato, divertente e coinvolgente come pochi nel quale ognuno potrà riconoscere una sfumatura del proprio io. Gabbani, in questo senso, ci aveva già fatto intuire le sue capacità di eclettico songwriter con il disco precedente e l’originale hit Amen ma in questo lavoro in particolare sembra essere riuscito a compiere un ulteriore passettino in avanti, spingendosi verso un tipo di scrittura e composizione musicale che alcuni hanno persino paragonato al Maestro Battiato.
In modo non dissimile a quanto avvenuto in una delle scene più belle del film Oceania, Magellano si apre proprio come la solenne cerimonia del varo di una nave pronta a partire per i 7 mari: la title track, un inizio electropop magistrale, chiarisce da subito il concept dell’album, un’avventura rischiosa, forse suicida, alla ricerca di ciò che è sconosciuto ma allo stesso tempo cruciale per comprendere sé stessi. La colonna sonora che accompagna l’ascoltatore in questo tortuoso tragitto è fatta di canzoni che funzionano fin dal primo ascolto, senza però suonare artefatte o “gigione”. Dietro ai ritornelli allegri di Gabbani non c’è infatti la necessità di finire nello spot di un gelato, quanto piuttosto il bisogno di mettere in luce tematiche come le illusioni della vita contemporanea (Tra le granite le granate), l’ossessione dell’apparire (in contrapposizione all’essere) nella clamorosa e celeberrima Occidentali’s Karma, il complottismo dilagante in Pachidermi e Pappagalli e così via.
I giochi di parole e le citazioni colte, diventati uno dei principali punti di forza di Gabbani, sono in questo contesto funzionali a costruire un racconto ben preciso, senza però risultare manieristici (come potrebbero essere, giusto per fare un esempio, alcune delle trovate presenti nell’ultimo disco dei Baustelle): è questo il caso del “name dropping” della stupenda A moment of silence, o della conclusiva Spogliarmi, dove Gabbani sente il bisogno di mettersi a nudo rivelando così tutta l’ambiguità di fondo dell’essere umano (questa virilità, nasconde ermafroditi, come stelle cadenti, sono meteoriti).
La verità che in apparenza ci circonda (semmai è esistita) è dunque fatta di convinzioni che noi stessi ci siamo costruiti intorno, come un abito fatto su misura che, di conseguenza, indosso agli altri non potrebbe mai stare (se ne parla nella ballad La mia versione dei ricordi). Il mondo che Gabbani ci presenta è in definitiva sfaccettato e ricco di sfumature, come il filtro con il quale l’artista scruta l’orizzone nella copertina dell’album. Starà insomma a noi ascoltatori la responsabilità di decidere se imbarcarci in questo viaggio musicale alla ricerca dei nostri lati oscuri e delle nostre debolezze o se starcene al sole, fossilizzati sulla nostra sponda: nel primo due casi, potremmo vivere un’esperienza molto difficile da dimenticare.
Tracklist
1. Magellano
2. Tra le granite e le granate
3. Occidentali’s Karma
4. A moment of silence
5. La mia versione dei ricordi
6. Susanna, Susanna
7. Foglie al gelo
8. Pachidermi e pappagalli
9. Spogliarmi