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Marco Mengoni – Atlantico: la recensione di Ziomuro Reloaded

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Solo 2.0, il primo vero studio album di Marco Mengoni pubblicato nel 2011 fu senza dubbio un azzardo. Mengoni, vincitore (o meglio trionfatore di X Factor 3) avrebbe potuto cavalcare l’onda da teen idol (se mai lo è davvero stato?) e invece, di accordo con il suo team, decise di fare di testa propria. Fu così che il suo disco d’esordio diventò una sorta di concept album piuttosto oscuro e sperimentale (nei limiti del pop italiano) incentrato sulla figura di un uomo in mezzo ad un ideale arena pronto ad affrontare la spietata corrida della vita. Non andò benissimo, a livello commerciale.

Poi però Marco Mengoni ha conosciuto Michele Canova e tutto è cambiato. Dall’atmosfera concettuale si è passati al pop melodico, rassicurante e nazionalpopolare. Mengoni si è messo una nuova maschera, ha vinto il Festival di Sanremo, si è prodotto (e fatto) produrre il disco consacrazione (Pronto a correre, piuttosto valido), ha iniziato a riempire i palazzetti. Il prossimo passo, e lo sappiamo tutti, è il tour negli stadi e la radiovisione su RTL 102.5. Eppure, qualcosa in Marco è cambiato, profondamente, negli ultimi due anni. L’artista, che ha viaggiato in lungo e il largo per lavoro, ha trovato l’ispirazione nei ritagli di tempo, nelle facce e nelle culture che ha incontrato, nei check-in e nei panorami mozzafiato pre-atterraggio. È così che è nato Atlantico, il suo quinto disco.

Atlantico come l’Oceano che ha attraversato decine di volte. Profondo come le sue acque. Il nuovo progetto di Marco Mengoni è una nuova, mirabolante sfida con sé stesso e con la sua casa discografica che, considerati i risultati disastrosi dei primi due inediti Voglio e Buona Vita (la prima è ora 85esima in FIMI, la seconda è sparita dai radar) dev’essersi subito resa conto che il gioco non valeva la candela. Ma conta qualche cosa, quando si parla di musica vera?

Marco Mengoni ha dato vita ad un disco di 15 tracce pieno, ricco di spunti, sincero, (quasi) mai manieristico nell’omaggio al Caribe e al fado di cui è ricco l’album. In Atlantico c’è Oriente e Occidente, Nord e Sud, senza che una direzione prevalga sull’altra. Era questa, in effetti, la sensazione al primo ascolto di Buona Vita, evidentemente ispirata dal meglio del repertorio dei Buena Vista Social Club (e non solo). Tenuta conto l’elettronica di Voglio, pareva quasi che Mengoni avesse in mente due dischi separati. Quello commerciale e quello per fighetti. Sarebbe stato troppo scontato.

Al contrario, Atlantico stupisce per il suo sapore eterogeneo ma allo stesso tempo coerente e per aver saputo raccontare un viaggio senza i cliché del genere e le leggerezze di molti pezzi “filler” presenti nei suoi due precedenti album, tutti lanciati da un unico singolo bomba che cercava di giustificare contenuti mediocri (gli Esseri Umani, per intenderci).

Il disco non è di per sé un capolavoro, ma contiene almeno tre o quatto perle. C’è il ricordo latineggiante a Frida Khalo (con la “nota vocale” di un Adriano Celentano in formissima) di La Casa Azul, ci sono le riconoscibilissime rime di Alessandro Mahmood (un genio) di Rivoluzione, prodotta dai Rudimental; c’è l’omaggio italo-portoghese-brasiliano ad Amalia Rodrigues che, per quanto ricordi un po’ troppo stile e temi di Ave Cesaria di Stromae, è più che riuscito. Discorso a parte andrebbe fatto poi per Muhammad Alì. che pur essendo piacevole ci ricorda in modo un po’ “facilone” e danzereccio quanto ognuno di noi, nel suo piccolo, sia un guerriero. Thank u, next.

Electropop, ballad melodiche (in Hola con Tom Walker, ma soprattutto negli archi di La ragione del mondo) e world music trovano in Atlantico un connubio convincente raccontando le storie di due lati dell’Oceano tanto distanti da un punto di vista geografico quanto in sintonia da quello culturale.

Atlantico (che dal vivo suonerà, senza dubbio, in modo spettacolare) ha di fronte a sé due strade, una ripida e in salita e l’altra in discesa. Quella di Solo 2.0 e quella dell’Essenziale. La speranza è che il suo Esercito, abituato a ben altra qualità negli ultimi tempi, abbia apprezzato questo nuovo cambiamento di rotta. Forse è proprio a questo, in effetti, che è servito tutto l’impianto dell’Atlantico Fest: stimolare curiosità e aprire nuovi orizzonti e stimoli, umani e ad artistici. E quelli di un oceano, neanche a dirlo, sono pressoché infiniti.

Tracklist

1. Voglio
2. Hola (I Say) feat. Tom Walker
3. Buona Vita
4. Muhammad Ali
5. Le casa azul
6. Mille lire
7. Intro della ragione
8. La ragione del mondo
9. Amalia feat. Vanessa Da Mata, Selton
10. Rivoluzione
11. Everest
12. I giorni di domani
13. Atlantico
14. Hola
15. Dialogo tra due pazzi

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