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Post Malone in concerto a Parigi: recensione, foto e video

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Ci ho pensato un po’ prima di spendere quelle due lire che mi sono rimaste sul conto per partire con armi e bagagli (per l’ennesima volta) alla volta di Parigi ed assistere all’unico concerto di Post Malone all’Accorhotels Arena, che tutti ancora chiamano Bercy. La giustificazione che ho dato a me stesso e agli altri a cui ho raccontato questa esperienza (ps: un concerto all’estero, almeno una volta nella vita, lo dovete fare) è che non sono sicuro che Posty arriverà mai ai 27 anni.

Ormai ci abbiamo fatto l’abitudine. Un pomeriggio sei li che cazzeggi, magari già pronto a schiacchiare un pisolino, e TMZ ti lancia la bomba. Trovato in una stanza d’hotel, sospetta overdose. La reazione degli artisti. Le canzoni più famose. I funerali. Una tiritera sempre uguale. Ora io non gliela voglio lanciare a Post Malone (sul quale, vi ricordo, pesa una maledizione) ma considerando il suo stile di vita, non esattamente puritano, è un po’ la fine da maledetto che ci aspettiamo tutti.

Ma chi è Post Malone e perché merita di essere visto dal vivo (così rispondo anche ai messaggi di mia madre, rimasta sconvolta)? Post Malone, classe 1995, è in assoluto il talento più promettente del rap mondiale, un artista che in un paio di album appena si è costruito addosso un hype assurdo e si è pure guadagnato i palazzetti.

Mentirei, spudoratamente, se vi dicessi che quello a Parigi è stato il mio concerto della vita. Post Malone (all’anagrafe Austin Richard Post) ha fatto più che altro il compitino, rimanendo sul palco giusto quell’oretta e mezza per presentare i pezzi che doveva fare inframezzati da una discreta quantità di “fucking”. Senza contare ovviamente l’ampio utilizzo dell’autotune, che aiuta la sua voce non proprio da usignolo in quasi ogni singola canzone. Tuttavia, al netto delle sue imperfezioni, Posty è stato accolto da re.

Ciò che di Post Malone noi fan troviamo straordinario è la sua capacità di fondere i generi, mescolando il rap (se mai di rap si può parlare) e l’abusatissima trap con un tocco country rock che sopra le sue canzoni “presammale” ci sta come il cacio sui maccheroni. Massima espressione di ciò è la chiusura (prima del bis finale) di Rockstar, dove è la chitarra eletrica, e non più il beat, a dare ritmo al rappato (quanto ci sarebbe stata bene una live band sul palco, dio solo lo sa). Ma non è tutto.

Post Malone ci piace anche e soprattutto perché è un disagiato. Non sa cantare, non sa evidentemente vestirsi, ma sa come divertirsi e farti sorridere. Posty è il tuo amico che al falò suona la chitarra (“questa canzone è triste, vi potreste annoiare, andate al bar magari” ricorda prima di strimpellare la meravigliosa Stay) e non limona mai. Godiamocelo, ragazzi, fino a che la codeina non farà il suo inesorabile effetto.

 

 

Scaletta Post Malone Accorhotels Arena Parigi 22 febbraio 2019

Broken Whiskey Glass

Too Young

Over Now

Better Now

No Option

Sugar Wraith

Candy Paint

Wow.

Psycho

Blame It on Me

Paranoid

I Fall Apart

Up There

Stay

Leave

Go Flex

White Iverson

Sunflower

Rockstar

Congratulations

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