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Coldplay – Everyday Life: la recensione di Ziomuro Reloaded

I Coldplay li ho sempre considerati come un gruppo molto, molto nazionapopolare. Fin troppo, oserei dire. All’inizio della loro carriera pensavo fossero una band “presa ammale”, ma piano piano ho ovviamente avuto modo di ricredermi. Già, perché nel corso del tempo il gruppo di Chris Martin si è trasformato nella massima espressione del gruppo che deve piacere a tutti, per forza. E a me questi gruppi qua non è che siano mai particolarmente piaciuti.

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C’è da dire che alle spalle i Coldplay hanno dei pezzi notevoli ma soprattutto album che manifestano un’evidente necessità di rinnovamento costante. E questo è senza dubbio un grande pregio. Da questo punto di vista, il loro ottavo album Everyday life è espressione non solo del bisogno di rimettersi in gioco ma anche di giocare molto più rispetto al passato sul piano politico.

E non è un caso che il primo concerto con il quale hanno presentato il disco si sia tenuto in Giordana, terra difficile, terra di contrasti, scontri e di incrocio di culture e religioni. Qui sotto a proposito potete vedere quello che hanno combinato. Spoiler: è una meraviglia.

La recensione di Everyday Life dei Coldplay

Anticipato dai singoli Orphans e Arabesque, il nuovo disco dei Coldplay Everyday Life è stato prodotto da The Dream Team e vede la partecipazione di ospiti speciali come Stromae, Femi Kuti(musicista nigeriano figlio di Fela Kuti), Tiwa Savage(cantante, compositrice e attrice nigeriana) e Jacob Collier (giovane musicista già vincitore di due Grammy nel 2017), ma molte sono le curiosità di questo nuovo lavoro che è stato annunciato in modo originale, attraverso inserzioni pubblicitarie sulle pagine dei quotidiani di tutto il mondo.

Lontani dai colori di A Head full of dreams e dalle sue atmosfere, con questo disco la band si incupisce (fin dalla copertina) e cambia tutto. Everyday Life è infatti un disco totalmente inaspettato, a livello di sonorità.

In Everyday life i Coldplay cantano della necessità di confrontarsi con gli altri (è il caso di Orphans, il pezzo probabilmente più nel loro stile musicale “classico”), di controllo delle armi (Guns), del mondo in cui vorremmo vivere (Everyday Life) e di uguaglianza (se ne parla nella splendida Arabesque, il pezzo migliore e musicalmente più complesso del disco, insieme a Stromae).

Nel disco c’è ovviamente spazio per la ballata strappalacrime da Coldplay (impossibile non commuoversi sulle note di Daddy) ma nonostante tutto, eccezion fatta per un paio di momenti, Everyday life quasi non suona come un disco dei Coldplay. Anche in un pezzo tipico del loro repertorio come potrebbe essere Church, per esempio, ci sono echi mediorientali che ci saremmo aspettati, piuttosto, in un disco dei colleghi U2.

Everyday life dei Coldplay ha di certo un impatto commerciale meno prorompente rispetto ai precedenti album della band. Ma poco importa. Con questo progetto il gruppo è riuscito a rimettersi in gioco e a stupirci (oltre che ad emozionarci) come non faceva ormai da tempo. Ed è proprio questo il bello della musica di qualità: la capacità di lasciarti a bocca aperta, anche quando pensi già di sapere cosa aspettarti.

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