Gli Years & Years non hanno inventato un bel niente, mettiamo subito le cose in chiaro. Il loro disco d’esordio, intitolato Communion e uscito pochi giorni fa in occasione del New Music Fridays, è dopo tutto un concentrato di pura elettronica dal sapore british che prende qua e là spunto dai Disclosure, dai Chemical Brothers, dai Royksopp e chi più ne ha più ne metta per arrivare, tuttavia, ad un risultato a dir poco eccelso. Come hanno fatto? Com’è possibile che siano riusciti a fare centro al primo colpo?
Non lo so bene neanche io, ma forse una ragione, quando si parla di buona musica, non esiste: Communion è un disco che ascolteresti in loop, senza stancarti mai, è uno dei quegli album che tieni a ripetizione nelle cuffiette fino a che non ti si staccano le orecchie: la prima canzone a colpirti, ma solo in ordine temporale, è l’intro un po’ TRON che non ti aspetti, Foundation. Ma se pensi di essere appunto di fronte all’ennesimo copycat dei caschi francesi ti sbagli di grosso: la prima traccia è puro divertissement sonoro, si parte infatti con toni molto cupi per poi esplodere nella gioia dei sintetizzatori, con i BPM che vanno via via aumentando.
Arrivano così il super mega singolo King, indubbiamente la traccia più fresca e soprattutto originale di Communion, e poi tutto il resto: il primo singolo Real (il pezzo maggiormente ispirato alle canzoni più particolari dei colleghi britannici di “Latch”), la gioia immensa di Shine, il reggae-electro di Take Shelter, lo splendido ritornello di Worship, che già al secondo ascolto canticchi come fosse diventata la tua canzone preferita.
Se su Without e Eyes Shut gli Years & Years cercando di mettere un po’ di pepe sperimentale a due melodie che potrebbero benissimo essere uscite da In the lonely hour del re Mida Sam Smith, abbassando leggermente il tiro, la band si riprende benissimo con quello che a mio modesto avviso è il vero gioiello del disco, Desire, canzone che con la sua irresistibile base pop-dance mi ha conquistato fin dal primo ascolto.
Che il disco si chiami Communion, fra le altre cose, non è un caso: gran parte dei testi (un po’ come la copertina del disco, una grande Y che potrei persino interpretare come un uomo stilizzato con le braccia al cielo) parla dello stare insieme, del condividere, del brillare (termine che non uso a caso) sotto lo stesso cielo (o bajo el mismo sol?), un inno alla vita e al desiderio di vita e di godimento, senza necessariamente scadere nella celebrazione dell’amore come stereotipato filo conduttore delle canzoni. Insomma, un festoso carpe diem in salsa electro.
Gli Years & Years non hanno inventato un bel niente, è vero, ma se ci fosse più gente che non inventa come fanno loro questo mondo sarebbe probabilmente un posto migliore.
Tracklist
01. Foundation
02. Real
03. Shine
04. Take Shelter
05. Worship
06. Eyes Shut
07. Ties
08. King
09. Desire
10. Gold
11. Without
12. Border
13. Memo