Abbandonato per sempre l’anello della verginità, Nick Jonas (ex Jonas Brother, la band messa su con i fratelli Joe e Kevin) ha ufficialmente indossato i panni (si fa per dire visto che è sempre mezzo nudo) della star sexy seguendo alla perfezione il più classico dei percorsi segnato dalla Disney per le sue star, che vuole gli ex pupilli debuttare con un’immagine innocente e poi vendersi l’anima ad un mercato discografico che quasi li obbliga a spogliarsi, per poter giustificare la loro più o meno marcata assenza di talento. C’è, nel caso di Nick, un grosso però, legato al fatto che contrariamente a Demi Lovato o Selena Gomez (che a tratti ancora fatico a distinguere) lui qualcosa di buono l’ha fatto per davvero.
Partiamo innanzitutto da una considerazione generale: un cantante, per definirsi tale, deve sapere cantare, e direi pure bene, il che non è certo un aspetto da sottovalutare nel pop di oggi.Questo è di certo il suo caso. Secondo: Nick Jonas ha tirato fuori di recente almeno e dico almeno due singoli davvero notevoli, che facevano partire il suo terzo album da solista intitolato Last year was complicated sotto i migliori auspici: sto parlando nello specifico della magnifica Levels, che mi ha ricordato il buon Craig David di Slicker Than Your Average (anche se a onore del vero c’era già nel suo precedente Nick Jonas X2) e poi Close (in collaborazione con la bravissima Tove Lo), un pezzo particolarissimo in bilico fra il pop e l’elettronica, tutt’altro che dozzinale.
La verità, purtroppo, è che il resto del disco mi ha deluso. Attenzione, non ho certo detto che l’album sia brutto, ma si poteva fare sicuramente di più. Anzi, a dire la verità in questo caso, less “was” more. Mi spiego meglio: ho un po’ avuto l’impressione che Nick Jonas volesse fare più di quello è in realtà in grado di fare, dando vita ad un disco troppo lungo (calcolo comunque la Deluxe, vi sconsiglio di ascoltarla per intero) che avrebbe potuto benissimo fare a meno di almeno due o tre canzoni. Ad onor del vero, l’album inizia proprio bene: non è difficile infatti conquistarmi quando riprendi i flauti hindi timbaladiani che furono e ce li metti in un pezzo come Vodoo o quando riprendi un po’ la vena caciarona ed electro degli LMFAO e dai vita ad un bel brano commercialotto e godibile come Champagne Showers. Tutto il resto, invece, è abbastanza noioso: ci si risveglia dal torpore solo quando arrivano i rapper (in Bacon, Good girls e Confortable) e ti ricordi che questo è anche un disco un po’ R&B wannabe.
Last Year Was Complicated di Nick Jonas in realtà definisce abbastanza bene quelli che sono i punti di forza e i limiti del pop da classifica contemporaneo, essendo di fatto un album composto per la maggior parte da brani riempitivi che, purtroppo, all’ascoltatore lasciano ben poco se non la sensazione di essere utili soltanto come sottofondo radio di un negozio o un diner yankee. Di molto positivo, in ogni caso, c’è la volontà di Nick di allontanarsi dallo stereotipo della teen star e provare qualcosa di nuovo, come un vago soul, genere che di rado negli USA viene in preso in considerazione dagli WASP. Certo, se magari iniziasse a rifiutare di togliersi la maglietta in qualunque occasione glielo impongono riuscirebbe a guadagnarsi quel filo di credibilità in più che secondo me non gli guasterebbe affatto, visto gli ottimi presupposti.