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Nel corso della quinta puntata di X Factor 11 andata in onda lo scorso 23 novembre su SkyUno, i telespettatori appassionati della trasmissione hanno finalmente potuto ascoltare gli inediti degli 8 concorrenti rimasti in gara.
Alcuni dei pezzi in questione erano già conosciuti al pubblico in quanto presentati durante i casting (è il caso del pezzo di Maneskin, Nigiotti ed Esposito) altri invece hanno “visto la luce” soltanto poche ore fa.
In generale il livello degli inediti non è nemmeno malaccio, il problema è che difficilmente una qualunque di queste canzoni potrà davvero permettere ad uno dei rispettivi interpreti di sfondare nel mercato discografico come, per esempio, Marco Mengoni.
Qui sotto tutti i file audio ufficiali degli inediti di X Factor 11 con una breve recensione.
L’Amore è – Enrico Nigiotti: canzone piacevole, testo dopo tutto carino (e scritto dallo stesso Nigiotti). Nonostante lui sia un raccomandato, è bravo a cantare e sa stare sul palco. Non comprerei in ogni caso un suo disco o ascolterei il pezzo “con la voglia” di ascoltarlo. Voto 6
Rumore – ROS: troppo casino, suona come una Acido Acida 2.0 dei Prozac +. E dio solo sa quanto bisogno possiamo avere dei Prozac + nel 2017. Non mi piace per nulla la voce della leader, fra l’altro. Voto 4 e mezzo.
Limits – Gabriele Esposito: la canzone di per sé è anche piacevole, anche se il testo è abbastanza terribile e si sente che è scritto da un non madrelingua italiano. Il problema è che la canzone è un palese plagio di Shape of you di Ed Sheeran e di gran parte della discografia di Shawn Mendes. Voto 6
Chosen – Maneskin: loro restano i più bravi di questa edizione, ma questa canzone (l’unica che avrebbero mai potuto fare) non mi convince. Il pezzo è perfetto per una jam session al Concerto del Primo Maggio ma non mi verrebbe mai voglia di sentirla in radio. Bravi dal punto di vista tecnico e con un bel carisma, ma per me è no. Voto 5 e mezzo.
In the name of love – Lorenzo Licitra: bravo e furbo. Mi ha stupito Licitra, si è fatto produrre e scrivere un pezzo bello gigione, anche lui ha copiato metà della discografia mondiale (il più recente Tom Odell per esempio) ma l’ha fatto con l’approccio radiofonico dell’Eurovision Song Contest. La canzone ha un testo ridicolo, chiaramente, ma funziona e anche molto bene. I capolavori chiaramente sono altri, anche nella versione studio si sente il classico tocco amatoriale all’italiana degli inediti di X Factor, sui quali quasi nessuno vuole mai puntare. Voto 7
The Story – Samuel Storm: mi ha annoiato a morte. A chi interessa la storia di un migrante in musica? O meglio, a chi interessa se essa proviene da un talent italiano? Messo in bocca a Ben Harper, magari, la canzone avrebbe avuto un altro peso. Samuel non andrà da nessuna parte. Nessuna. Voto 4
Le parole che non dico mai – Rita Bellanza: una mazzata sui coglioni. Una canzone non soltanto noiose ma dal testo già sentito. Nel caso di Rita Bellanza un’incompetente Levante ha voluto per forza creare lo stereotipo della ragazza perfetta solo per le canzoni tristi. E le ha affidato l’ultimo degli scarti del più brutto dei suoi dischi. Terribile, ce la dimenticheremo domani. Voto 3
Lascia che sia – Andrea Radice: Andrea era quello che ai provini mi aveva colpito di più. Purtroppo la gestione di Mara Maionchi, che non ne ha intuito le potenzialità, l’ha affossato. Il suo pezzo non è brutto, ma non è neanche bello. La produzione non è malaccio ma il testo lascia a desiderare. Andrea doveva fare r&b puro, non queste cose slavate mengoniane. Peccato. Voto 6 –