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Fin da quando l’Italia, nel 2015, ha presentato Il Volo in gara all’Eurovision Song Contest, si è riacceso nel nostro paese l’interesse per la colorata e divertente manifestazione che ogni anno, dal lontano 1956, riunisce i paesi del Vecchio Continente in un unico grande concorso musicale.
Non che prima, con Raphael Gualazzi, Emma Marrone, Marco Mengoni o Nina Zilli, l’ESC non interessasse a nessuno, beninteso, ma è evidente che soltanto di recente il nostro paese si è davvero rimesso in careggiata con pezzi che potenzialmente avrebbero potuto fare bene all’evento musicale.
Gli elementi dell’Eurovision Song Contest sono sempre gli stessi e, con ogni probabilità, li conoscete già piuttosto bene. Molti degli artisti in gara puntano su brani ritmati, allegri e festosi e su messe in scena accattivanti, spesso al limite del kitsch (anche se questa non è ovviamente una regola troppo stringente). Elementi che, con tutte le dovute precisazioni, sono presenti in Soldi, il brano con il quale Mahmood ha vinto (a sorpresa) il Festival di Sanremo 2019.
https://www.instagram.com/p/Brklo0onEEu/
Mahmood e la sua canzone non hanno nulla di fuori posto per l’Eurovision. La canzone è perfetta, è catchy, si è rapidamente trasformata in meme (se vi è già capitato di battere le mani dopo aver pronunciato la parola “soldi”, sapete di che parlo), ha un messaggio profondo ed è interpretata da un fascinoso giovinotto che, senza ombra di dubbio, sarà molto apprezzato dal nutrito pubblico LGBT della manifestazione. Per non parlare poi, ovviamente, dell’affascinante estetica del suo progetto musicale. Ma c’è di più, molto di più.
Is "Soldi" from @Mahmood_Music our favourite #Eurovision song so far? Find out! https://t.co/5fwEWil9uh #Sanremo #ESC2019
— wiwibloggs (@wiwibloggs) February 10, 2019
L’edizione 2019 dell’Eurovision Song Contest 2019 si svolgerà, vi ricordo, in un paese difficile come l’Israele. Mahmood ha giustamente ribadito in conferenza stampa di sentirsi italiano al 100%, anche se questo, allo spettatore “medio” dell’Eurovision, poco importa. Considerato che la sempre precisa stampa italiana è riuscita a rivenderci la vittoria di Mahmood al Festival come un segnale di integrazione, vi lascio immaginare l’hype che quella estera potrà creare su un giovane che nel suo sangue ha anche l’Egitto, paese storicamente nemico di Israele. Per non parlare poi delle (innocue) frasi in arabo che rendono il pezzo ancor più accattivante, se non addirittura esotico.
Mi rendo conto che ogni anno, come dicevo, si trovano (ottime) motivazioni per tifare per l’Italia e che, puntualmente, le nostre aspettative vengono deluse. Era successo proprio con Il Volo nel 2015 (arrivati “solo” terzi con Grande Amore) e, soprattutto, nel 2017 con la giga delusione di Occidentali’s Karma di Francesco Gabbani, il super favorito della vigilia.
Eppure, stavolta c’è qualcosa di diverso. Dal rappresentante italiano all’ESC 2019 il mondo si aspetta pizza, mandolini e un nuovo Super Mario. Noi invece portiamo a Tel Aviv il figlio figo del kebbabaro con i dilatatori che fa r&b multilingue. Io, personalmente, ci metterei la firma. CLAP, CLAP.