Riki Marcuzzo, secondo classificato ad Amici 2017, sembra essere completamente impazzito. Il cantante lombardo è infatti tornato in questi giorni in Italia per lanciare, nuovamente, la sua carriera nel nostro paese. Ma facciamo un passettino indietro.
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Dopo il successo, più che discreto, del suo primo disco solista Mania, Riki è partito alla volte del SudAmerica dove, accompagnato dal manager Francesco Facchinetti, si è costruito una carriera parallela.
Sono stati due anni di collaborazioni con gruppi sudamericani come i Reik e i CNCO, ma a quando pare il 2019 sarà l’anno del suo ritorno in Italia.
Per rilanciare la sua musica, Riki ha dato il via ad una bizzarra strategia di marketing. Inizialmente, l’artista si è fatto sostituire da un sosia su Instagram, in realtà l’attore Samuel Garofalo.
https://twitter.com/CirrosiEmpatica/status/1170344588457992192?s=20
Le accuse di plagio a Riki
Ma non è finita qui. Riki sta infatti per tornare con un nuovo singolo, intitolato Gossip e in uscita l’8 ottobre.
Per promuoverlo, Riki ha deciso di tappezzare le strade di alcune città con dei manifesti che i fan (e non) avrebbero dovuto volontariamente rovinare. E fino a qui, tutto regolare. Questo fino a quando non sono arrivate le accuse di plagio.
Quando Riki ha pubblicato l’anteprima di Gossip, sono stati in tantissimi ad avergli fatto notare la somiglianza con Soldi, il celebre pezzo di Mahmood vincitore del Festival di Sanremo 2019. In realtà, il brano ricorda anche tantissimo Mi Gente di J Balvin.
Una volta ricevute le accuse, Riki ha risposto “per le rime”, sottolineando di non aver mai copiato nessuno e che, al contrario, siano stati in molti a copiare lui.
https://twitter.com/ClareSnakethere/status/1180472403752869888?s=20
Segnalo delirio di Riki mi fa crepare pic.twitter.com/8ebFwPgIAm
— effy (@xfleursdumaI) October 5, 2019
Non contento, Riki si è poi scatenato contro i diretti interessati, in un delirio che potrebbe in realtà essere tutto un’enorme strategia di marketing per lanciare i suoi nuovi progetti discografici. O almeno questo è quello che io e molti altri ci auguriamo.
