The Weeknd non è Michael Jackson. Nessuno sarà mai come Michael Jackson, in effetti, anche se ci hanno provato in tanti, se non addirittura in troppi. C’è però da dire che fra tutti i tentativi di imitazione, oppure di emulazione, quello di questo eccelso artista dalle origini etiopi e dal ciuffo omportante è forse uno dei più riusciti di sempre. Il suo secondo disco di solita, che arriva a un paio d’anni di distanza dall’esordio Kiss Land, ne è la conferma e lo proietta di diritto nell’Olimpo delle superstar dell’r&B (ma non solo) mondiali.
Per capire il successo di The Weeknd è fondamentale andare a ravanare nella sua discografia da addetto dietro le quinte di alcune delle principali popstar internazionli, fra cui spiccano i nomi della giovane Ariana Grande (Love me harder) e Beyoncé (suo il più celebre remix di Drunk In Love), oltre che da collaboratore di Sia nel piccolo capolavoro Elastic Heart, composto per la soundtrack del secondo capitolo di The Hunger Games: The Weeknd si caratterizza per un talento vocale cristallino, potente e versatile, capace di raggiungere note altissime e falsetti, appunto, jacksoniani. Il suo secondo album Beauty behind the madness (il più difficile, secondo tradizione) è un connubio di questi elementi e di tanti altri, compresi l’elettronica, l’indie e persino un po’ di vago country (vedasi il bellissimo pezzo con Ed Sheeran, Hard times). Il tutto, fra le altre cose, condito di tanto sesso, droga (soprattutto) e rock’n roll.
Se pensate infatti che The Weeknd sia un pacioccone romanticone forse è meglio che tornate ad ascoltare John Legend (e avreste comunque tutto il mio rispetto, sia ben chiaro): l’artista non nasconde certo le sue preferenze in ambito “stupefacente” (Tell your friends) e ammette di amare il sesso buono e senza troppe complicazioni sentimentali (come canta nel pezzo capolavoro del disco, la devastante The Hills, o ancora nel secondo singolo Often, di recente magistralmente remixato dal norvegese Kygo). Ecco, da questo punto di vista, Beauty behind the madness potrebbe un po’ essere considerato come il How to pimp a butterfly di Lamar ma in versione R&B. C’è però molto, molto di più all’intenro del disco.
La sua’anima soul e più squisitamente smielata del disco si fa sentire eccome, in quelli che sono tuttavia i pezzi più deboli e meno accattivanti (vedasi In the night, As you are o ancora Angel, che si lascia comunque ascoltare con estremo piacere). Ad impreziosire ulteriormente il prodotto finale, e a renderlo per altro ancor più variegato e originale, sono la voce languida e sensuale di Lana del Rey in Prisoner (probabile nuovo singolo del disco, davvero molto bello) e l’ultima hit estratta Can’t feel my face, caratterizzata da un irresistibile e riuscito funky che non può non ricordarc il compianto MJ.
Paradossalmente, uno dei pezzi più particolari ed eleganti del disco, l’eccezionale Earned It, scritta per la colonna sonora del controverso 50 Sfumature di Grigio, è anche uno dei più romantici e meno provocatori dell’album, costantemente sospeso fra eros e thanatos, amore, odio e violenza. The Weeknd sembra voler così sottolineare ancora una volta come dietro la follia, proprio come suggerisce il titolo dell’album, possa esistere anche tanta bellezza: insomma, non servono certo manette e frustini per fare del buon sesso, possono bastare anche solo un buon sottofondo musicale, un sacco di candele e un buon bicchiere di vino. Ah, e delle ottime capacità nel sesso orale, ça va sans dire.
Tracklist
1. Real Life
2. Losers (Ft. Labrinth)
3. Tell Your Friends
4. Often
5. The Hills
6. Acquainted
7. Can’t Feel My Face
8. Shameless
9. Earned It
10. In The Night
11. As You Are
12. Dark Times (Ft. Ed Sheeran)
13. Prisoner (Ft. Lana Del Rey)
14. Angel