Uno dei peggiori difetti con i quali ho sempre dovuto condividere è sempre stata la mia insita incapacità di capire le trame dei film che sviassero anche soltanto leggermente dal plot da film Disneyano: per questo, e per mille altri motivi, ho deciso di mettermi alla prova guardando, dopo un’eternità, la prima puntata di Game of Thrones, la serie fantasy creata dal genio di David Benioff e D.B. Weiss.
Da quando Lost arrivò per la prima volta sugli schermi italiani, nulla nel mondo delle serie televisive fu più la stessa cosa: da quel lontano 2006, gli sceneggiatori americani (soprattutto) compresero che creare un plot accattivante per tenere i telespettatori attaccati alla tv (e, in tempi più recenti, allo schermo di un computer) non bastava più, bisognava che dietro al loro progetto ci fossero personaggi forti, dalle mille sfaccettature, idoli contemporanei nei quali i fan si sarebbero identificati, fino al punto di sviluppare una dipendenza a tratti patologica che programmi come Friends o Beautiful, pur celeberrime, non erano riusciti a creare. Nacquero così nel corso degli anni serial come GoT, appunto, o ancora Breaking Bad, Desperate Housewives e, più di recente, Orange is the New Black o House of Cards, grazie ai quali i serials freaks ci spaccano i coglioni con citazioni incomprensibili, post su Facebook con le faccine, hashtag e riferimenti ignoti ai più su Twitter.
Stasera, preso da un momento di cazzeggio pesante, mi sono finalmente messo a cercare il primo episodio (L’inverno sta arrivando) in streaming, cercando disperatamente la versione italiana perché non avevo la minima voglia di ascoltare discorsi in inglese, per di più con linguaggio aulico e d’altri tempi: arresomi arrendevolmente, sono finito dopo una lunga ricerca (circa 5 minuti) sul primo link disponibile e, patatine alla mano, ho finalmente iniziato uno dei telefilm più amati dei giorni nostri, ricordo però con la prospettiva della mente di una bionda. Quindi, ecco quello che ho capito del primo episodio, visto in lingua originale e senza sottotitoli.
Siamo in inverno, ci sono degli uomini a cavallo e uno, ad un certo punto, si allontana dal gruppo per trovare dei corpi mutilati; il tipo torna dal capo, che lo intima a non fare l’idiota e scappare altrimenti sarà un disertore e verrà ammazzato. Alla fine il tizio scappa perchè una misteriosa figura rende i suoi colleghi carne da macello ma viene comunque ammazzato dal Re dei Meme di internet che gli stacca la testa con un colpo di spada, di fronte agli occhi del figlioletto (?) che, per diventare grande, deve iniziare a vedere eventi truculenti come questo con i suoi stessi occhi. Il ragazzo che lo obbliga a guardare è quel tale John Snow di cui parlano tutti e che non mi è chiaro che ruolo svolga nella serie. Ad un certo punto dal Nord arriva il Re Grasso che chiede al re dei meme di internet tipo di prendere in carico il suo regno, portando con sé fra l’altro una considerevole quantità di puttanoni da sbarco con cui deliziare i suoi sudditi. Ad un certo punto un biondo dalla dubbia sessualità, dall’altra parte dell’oceano (?) spoglia una gnocca bionda che verrà data in sposa ad un tamarro tatuato a cavallo: nel corso della cerimonia di matrimonio fra i due, ci sarà della gente che verrà sbudellata a caso, in mezzo a piccole orge e otri di vino. Cambia la scena, c’è una festa in un pub, poi il re dei meme a la regina a letto ricevono una brutta notizia (la di lei sorella è rimasta vedova) e bisognerà fare qualcosa. L’episodio finisce con il bambino di prima che vede un biondo che non avevo capito chi era che si ingroppa quella che pensavo essere la moglie del re grasso, ma che in realtà è la sua stessa sorella (quest’ultima info l’ho presa da Wikipedia). Il bambino che ha scoperto la sconvolgente tresca viene buttato giù dalla torre dove era salito e non si capisce se sopravvive o meno. Ah, dimenticavo il pompino al nano.
In definitiva, l’ultimo dei motivi che potrebbe mai portarmi a vedere la seconda puntata di Game of Thrones, la cui 6 stagione verrà trasmessa stanotte in anteprima e in contemporanea mondiale, è la sorte del bambino: per il resto sto benissimo così, anche perchè le sbirciatine alle notifiche di Facebook e Twitter sono iniziata a, letteralmente, 2 minuti dall’inizio della puntata. Tutto questo non era minimanete successo con un capolavoro come Lost, che fin dai primissimi istanti mi aveva assorbito come neanche i primi episodi di Buffy l’Ammazzavampiri. Hashtag #notpennysboat.
La verità, in ogni caso, è che io proprio non sono fatto per le serie televisive e che voi, secondo me, in fondo proprio bene bene non state.
Z.