Shawn Mendes non è propriamente il solito teen idol pop, almeno non nei termini con cui abbiamo sempre inquadrato questa categoria di cantanti giovani, bellocci e capaci di attirare a sé l’interesse spassionato di milioni di fan in tutto il mondo. No, Shawn Mendes è fortunatamente qualcosina di più: l’interprete canadese sa canrare, sa scrivere canzoni, sa intrattenere senza particolari eccessi e cadute di stile, e scusate se è poco. Grazie al suo secondo album, intitolato Illuminate, Mendes cerca di mantenere salda la sua credibilità di musicista senza però dimenticarsi del target a cui si è sempre rivolto.
Il mercato, d’altra parte, è sempre quello: ragazzine dai 13 ai 20 anni circa, capaci di strapparsi i capelli qualunque cosa lui faccia e ben disposte a svenirgli fra le braccia quando e se hanno la fortuna di incontrarlo durante un meet&greet. Non è normalmente gente capace di fare autocritica sul prodotto che sta ascoltando e sulle sue mancanze, ma alla fine va bene così, forse non è ad un abbuffata di Grammy che l’artista e il suo management stanno puntano.
Illuminate, in ogni caso, non è un disco sciocco proprio per niente: nonostante ogni singolo brano parli, con parole più o meno banali, di amore (spesso non corrisposto o sofferto) ci troviamo di fronte ad un disco quasi interamente acustico, contrariamente al precedente Handwritten che in diversi momenti indugiava su un pop più facilotto e da classifica (per quanto valido, Stitches in questo senso ne era un esempio); la presenza di tutte queste schitarrate e questi gorgheggi, in alcuni punti, sfocia quasi nel country-folk, dimostrando che qualcosa da dire, e da suonare, Shawn Mendes dopo tutto ce l’ha.
Diventa in questo caso abbastanza inutile andare ad analizzare pezzo per pezzo il disco, perché alla fin fine tutti i brani un po’ si assomigliano: Shawn si scaglia contro una ex fiamma in Treat you better, chiede pietà e compassione in Mercy, dubita del vero futuro della sua relazione in Don’t be a fool, si interroga sul vero significato di un “ti amo” in Three empty words, accompagnando il tutto con il dolce suono della sua chitarra e pure con qualche sprazzo di blues (in Understand).
Il secondo disco di Shawn Mendes è dunque una bella prova di maturità musicale, piacevole e che scorre liscio come l’olio, ma pecca per dei testi eccessivamente smielati e prevedibili: per adesso, Illuminate è niente di più che della bella musica da ascoltare in acustico mentre ti fai una birra con gli amici in un localino. La speranza è dunque che, nei prossimi album, l’artista tiri fuori anche qualche pezzo un po’ più serio che ti spinga a interrompere la chiacchiera per goderti al 100% il (talentuoso) artista che sta strimpellando su quel piccolo palchetto di legno.
Tracklist
“Ruin”
“Mercy”
“Treat You Better”
“Three Empty Words”
“Don’t Be a Fool”
“Like This”
“No Promises”
“Lights On”
“Honest”
“Patience”
“Bad Reputation”
“Understand”
Deluxe bonus
13. “Hold On”
14. “Roses”
15. “Mercy” (Acoustic)
Shawn Mendes – Illuminate: la recensione di Ziomuro Reloaded
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