Ho un ricordo molto vivido di quando Alicia Keys pubblicò You Don’t Know My Name: l’autunno era iniziato da poco, ci si avvicinava a passi lenti verso il Natale e l’inverno e nel video ufficiale del pezzo, passato a rotazione da MTV, l’artista ci si presentava in versione cameriera nel più classico dei dive bar newyorkesi, servendo caffé bollente e torte con una spruzzata di panna di fianco. Il brano (talmente bello da essere stato paragonato, da alcuni, ai pezzi di Marvin Gaye) rappresentava sopratutto un atmosfera, un mood, una classe che Alicia ha bene o male sempre mantenuto.
Negli ultimi anni, purtroppo, l’artista americana si era un po’ persa per strada e aveva tirato fuori dal cilindro degli album probabilmente un po’ di privi di verve, pieni di riempitivi, dischi senza singoli di lancio davvero forti o di qualità (Girl on fire ne è un esempio, meritava un 6 politico scarsino): tutt’altro discorso invece possiamo fare per Here, un disco che ha davvero tantissimo da dare e ha la paradossale caratteristica di essere molto più valido nei pezzi che non sono stati scelti come singoli.
Chiariamo da subito che, in questo senso, In common è una canzone notevole, oltre ad essere molto originale e particolare, e che Blended Family è un piccolo gioiello che ricorda il meglio del repertorio di Wyclef Jean, ma nel disco c’è anche molto altro: l’album, in realtà, è piuttosto compatto e si focalizza sul tema della famiglia e delle origini soul dell’artista, ma è appunto costruito a partire da un picco qualitativo iniziale che va piano piano scemando, avvicinandosi verso la fine.
Come nella più classica tradizione di Alicia Keys l’album si apre con un interludi semi strumentale (The Beginning) dedicato alla celebrazione dei quartieri di NY dove nel corso degli anni 60, 70 e 80 ha iniziato a svilupparsi la cultura hip hop (siamo ad un momento di svolta, l’old school e la new school si mescolano, sono come Nina Simone) un tema che viene ripreso con le sonorità e le parole di The Gospel ma anche di Pawn it all, un brano dove l’artista torna al 100 % alle sue origini, quelle che l’avevano vista risplendere di luce propria nel disco Songs in A Minor e The Diary of Alicia Keys. Il già citato tema della famiglia, degli affetti e delle proprie radici si fonde inoltre in maniera eccelsa con il blues sofferto di Kill your Mama (sostanzialmente una versione di Daddy Lessons di Beyoncé in chiave Keys) e nel delicato funky soul di She don’t really care_ILuv, canzone che si conclude con un outro di quelli che non ascoltavamo da tempo.
Here è in sostanza un disco che rappresenta l’anima di Alicia Keys, la sua Harlem, la sua Brooklyn, e ci riporta ai fasti musicali di un tempo, quando non c’era per forza bisogno di una Nicki Minaj all’interno di un disco per potersi dire moderni e al passo con i tempi. Rivisitando grandi classici e rimettendo in gioco la propria indole, spesso, si possono ottenere risultati di gran lunga migliori: con questo album la cantante non riuscirà probabilmente a far breccia nelle classifiche ma dopo tutto poco importa, era da troppo tempo che non ascoltavano un disco di soul così raffinato. Citofonare, in caso, a Erykah Badu.
Tracklist
1. “The Beginning (Interlude)”
2. “The Gospel”
3. “Pawn It All”
4. “Elaine Brown (Interlude)”
5. “Kill Your Mama”
6. “She Don’t Really Care_1 Luv”
7. “Elevate (Interlude)”
8. “Illusion of Bliss”
9. “Blended Family (What You Do For Love)” feat. A$AP Rocky
10. “Work On It”
11. “Cocoa Butter (Cross & Pic Interlude)”
12. “Girl Can’t Be Herself”
13. “You Glow (Interlude)”
14. “More Than We Know”
15. “Where Do We Begin Now”
16. “Holy War”
17. “Hallelujah”
18. “In Common”