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Un bel respiro e ricominciamo. Prima delle 10 di sera va ancora tutto bene, non ho ancora l’ansia di dover andare a letto e ho il tempo di scrivere. Anche se poi il pezzo lo finisco di scrivere dopo le dieci. Ma tutto questo a voi, cioè come sta procedendo la mia vita, poco importa. Parliamo di tormentoni estivi, per esempio. Mi ci rimetto stasera perché finalmente uno spazietto per me stesso sono riuscito a ritagliarmelo. Nei giorni scorsi proprio no, troppa confusione, troppe cose da fare. Ho cancellato la bozza e ci ho rimesso mano, perché era giusto così. Tanto comunque viene fuori una merda, perché io di scrivere non sono proprio capace. Figurarsi se poi si acculuma ulteriore confusione in testa, dopo l’uscita delle nuove canzoni estive.
Già, canzoni estive. L’estate, da che mondo è mondo, è il periodo delle canzoni estive. Estate, festa, sole, mare, spiaggia. Sono per esempio questo gli elementi di Playa, il nuovo tormentone estivo di Baby K. Diamine, come si fa a tirare giù un pezzo del genere senza scadere nello stereotipo? Non sono un critico, né un giornalista. Non ho esperienze musicali, non suono nessuno strumento. Ma tant’è. Playa è una canzone piacevole ma in fondo imbarazzante. Voglio un mondo di bene a Baby K, ragazza splendida, umile ed adorabile. Vista in un paio di occasioni. Ma è schiava di un sistema, o forse lo è la sua casa discografica, o forse lo siamo tutti noi. Boh.
Sta di fatto che da quando non esiste più il Festivalbar (ah, la nostalgia, adesso stappo un polaretto) le cose sono andate sempre peggio. Anche da quando faccio questo lavoro a dire il vero. Chi lo sa se posso davvero scrivere quello che sto scrivendo. Dicevamo il Festivalbar. Tutti vorremmo ritornare a quelle estate in cui non sapevamo scegliere fra la Compilation Blu e la Compilation Rossa, perché ogni anno la Blu era la migliore ma in quella Rossa tenevano quella unica hit che ti costringeva a comprarle tutte e due. Geni.
Ma da quando Parlami d’amore (era quella vero? Non ho voglia né tempo di googlare) dei Negramaro ha vinto l’ultima edizione tutto è andato a schifio. Anzi, è andato a schifio negli ultimi tre o quattro anni, quando ci si è resi conto che le hit ad orologeria funzionavano tantissimo. Molto, molto più che nel passato.
Forse tutto è nato con quella tavolta rotonda fra Fedez e J-Ax e quelli dell’Algida, che su Vorrei ma non posto hanno imbastito una delle strategie di marketing più geniali ed efficaci di sempre. Quella canzone non è una canzone, è appunto un progetto, niente di più, niente di meno. Come Playa, come tutte le ultime canzoni di Takagi e Ketra.
Ai tempi del Festivalbar c’erano sì i tormentoni, ma erano inconsapevoli. C’era più che altro tanta voglia di cazzeggio, o almeno questa era la mia e la nostra sensazione da non addetti del settore. Non è che i soldi facessero schifo ai tempi eh, ma l’approccio era molto diverso.
Tre parole, il primo tormentone che mi viene in mente, era una canzone leggera di una che scriveva poesie. L’ho sempre considerata brutta in culo, ma almeno era più spontanea di quello che gira oggi in radio. Le hit estive di oggi (italiane, all’80%) non sono vera musica. La vera musica è arte che prescinde dal risultato economico finale, ce n’è gran poca in giro, ma ce n’è. Gli ultimi tormentoni estivi italiani non sono musica, sono cose (che bello poter usare questi termini generici) fatte (che belli questi verbi generici) per vendere. Punto. Sono hit create più che altro a tavolino. Sono banali. Sono tutte identiche.
Curiosamente, gli stessi uffici stampa utilizzano il termine tormentone per presentare alcune delle hit dei loro talenti, come se fosse un aggettivo positivo. A volte vanno di “canzone per l’estate” il che corrisponde ad un coming out abbastanza impressionante. Cioè vi rendete conto, stanno proprio dicendo “l’abbiamo registrata solo per questa estate”.
Uno degli esempi più imbarazzanti in questo senso è quello di J-Ax, che ormai non riesce più a tirare fuori niente che non sia fatto per il mercato. Ostia Lido è una canzone che ti entra in testa ma che dietro non ha niente, zero, sono parole scritte con un unico scopo. Come se Ax avesse bisogno di pagarsi un affitto, considerati i soldi che si è fatto.
In una sola estate sono uscite Ostia Lido, Arrogante, Jambo, la canzone di Federica Abbate e Lorenzo Fragola, Dove e Quando, Playa di Baby K, la canzone dei TheGiornalisti (anche loro al TERZO anno di tormentone consecutivo), fra poco tornerà anche Rovazzi, ci sono i Boomdabash, la Amoroso. E mi sto dimenticando almeno altre 6 o 7 canzoni che a settembre ascolteremo all’Arena di Verona. Si salvano forse solo Charlie Charles e compagnia bella, che un po’ come fu Nero Bali (Dio abbia in gloria Dardust) almeno hanno fatto una canzone davvero della madonna, fresca ed originale con un testo fresco ed interesante. Sto ovviamente parlando di Calipso.
Per il resto, temo andrà sempre peggio. Anche l’anno prossimo ci sarà un tormentone di Takagi e Ketra. Una hit dei TheGiornalisti. Una canzone per il mare di Baby K. E così via, all’infinito. Tutte canzoni piacevoli, per carità, lo stream su Spotify ve lo regalo volentieri. Ma la musica, vi chiedo scusa, è un’altra cosa. E state esagerando, ma piano piano il vostro pubblico se ne renderà conto. E si stancherà. Anzi ci siamo già stancati tutti. Tante più canzoni pubblicate tutti insieme, tanto più vi fate sgamare.
Chiedo scusa per il flusso di coscienza scritto con il culo, ma sono un po’ pieno.