Gabriella Martinelli e Lula sono due degli 8 artisti che in questi giorni parteciperanno al Festival di Sanremo 2020 nella sezione Nuove Proposte. La sua loro volta all’Ariston sarà il 5 febbraio in occasione della seconda serata del Festival.
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Il pezzo che Gabriella Martinelli e Lula portano all’Ariston è un pezzo che parla dell’Ilva di Taranto ma non solo. Ecco come le due artiste l’hanno commentato:
Sono cresciuta in un paesino della provincia di Taranto, Montemesola. C’è molto della mia terra nelle cose che scrivo – racconta Gabriella Martinelli a proposito del brano. Era una sera d’agosto quando ho scritto “Il gigante d’acciaio”. I miei cugini sono ex dipendenti Ilva, mio nonno ha lavorato tutta la vita in una fabbrica. Ero sull’autobus che mi avrebbe riportato nella Capitale dove vivo da un po’ di anni. L’autobus parte sempre dal porto mercantile, un posto a due passi dal quartiere Tamburi, detto anche il ‘quartiere rosso’ perché vicinissimo al gigante d’acciaio che sprigiona una polvere rossiccia, un composto di metalli pesanti che si deposita dappertutto. Quando spira forte il vento, la città ha paura, le donne chiudono le finestre e i bambini non vanno a scuola. Chi vive giù conosce bene tutto questo. Taranto è una città bellissima, eppure nella grande conchiglia c’è da perdere la testa, Taranto ti morde e balla, rosso è anche il colore della disperazione: non ci sono grandi alternative e a volte non resta che andare via. In questo viaggio ho coinvolto Lula, artista sensibile e grintosa che ha abbracciato da subito la causa e ha scritto lo special del brano.”
Qui sotto trovate il video e il testo di Il gigante d’acciaio di Gabriella Martinelli e Lula.
Testo
Mi piace la mia città
E questo è il mio quartiere tutto rosso
Gli alberi, le facciate delle case
Quello che però non capisco
E che mi fa arrabbiare è che quando c’è vento
Non posso uscire a giocare
Si chiudono le finestre
Chiudono anche le scuole
c’è una puzza pazzesca e non si può respirare
Quando c’è vento nel mio quartiere
Non si può giocare
Mio padre lavora in un posto grandissimo
Lui lo chiama il gigante d’acciaio
Con grandi camini che fumano sul mare
E gli ho sentito dire che dà lavoro a diecimila persone
Eppure papà da lì se ne vuole andare
Dice sempre “Non possiamo scegliere se vivere o lavorare
Non possiamo scegliere se vivere o lavorare
Se scappare o morire”
Non ci sarà un’altra volta, un’altra volta
Non ci sarà un’altra volta, un’altra volta ancora
Papà stava bene s’è fatto una casa
Ha sposato due figli e mo’ resto io
Con dieci anni d’amianto e molte rughe
Ha lasciato l’inferno per darlo a me
Ero troppo giovane per capire
ho provato a scappare, ma mi mancava il mare
Mi mancava il mare
Mi mancava mia nonna e il sentirmi dire
“Uè guagliò vid ca’ qua so tutt cos buene”
Non ci sarà un’altra volta, un’altra volta
Non ci sarà un’altra volta
un’altra volta ancora
Chi ci darà una risposta
Macchiami il cuore con un pugno dentro al petto
Cambia il finale di una storia che ho già letto
Tutti lo sanno ma nessuno parla
Tanto funziona così, spesso mi dicono “Vattene da qui”
Ma signori io ho famiglia
E davanti un muro, sulle spalle un mutuo
Son già marcio dentro, ormai fa lo stesso
Non lo disco spesso, ti confesso
non ho più un futuro
Non ci sarà un’altra volta, un’altra volta
Non ci sarà un’altra volta
un’altra volta ancora
Timbro ai tornelli della portineria
Sono le sette di una sera qualunque
Ma il vento è forte, sempre più forte
Spezza la vita e le speranze restano chiuse
Nelle mani del gigante.