Quando Taylor Swift si è portata a casa il premio per Video of the year agli MTV Video Music Awards 2022 per la clip di All too well (Taylor’s version), un progetto sul quale andrebbe aperto un capitolo a parte, è apparso chiaro fin da subito che non fosse un caso. Salita trionfale sul palco per ricevere il riconoscimento, dopo non averne vinto manco mezzo per tutta la serata, l’artista ha colto l’occasione per annunciare (toh!) l’uscita del suo nuovo album, Midnights, pubblicato quest’oggi, 21 ottobre.
Chi conosce Taylor Swift (checché ne dica lei sul ruolo della donna nell’industria musicale) sa benissimo che non esiste nessuno come lei, oggi, nel mercato statunitense capace di attirare un hype neanche lontanamente paragonabile. Certo c’è Beyoncé, che pure ha fatto molto parlare di sé con il capolavoro Renaissance, ma contrariamente a Queen Bee Swift ha dalla sua parte un vero e proprio apparato promozionale fatto di piccole sorprese e indizi che ne hanno fatto la fortuna.
Non ci stupiamo, dunque, se ad appena tre ore dall’uscita di Midnights Taylor Swift ci abbia regalato l’ennesima sorpresa, pubblicando una versione deluxe dell’album con ben 7 (!) nuove canzoni. Sono mosse che quasi non stupiscono più. Eppure, dietro ad una struttura così complessa c’è per fortuna anche della sostanza. Dietro ai proclama, alle frecciatine e ai discorsi virali per il pubblico iper-sensibile di adolescenti femministe di Twitter che la idolatrano, c’è per fortuna anche una delle più grandi songwriter pop contemporanee. Midnights, per molti versi, ne è la prova.
La recensione di Midnights di Taylor Swift
Ogni singola canzone del repertorio di Swift è un pezzo della sua vita. Midnights rappresenta dunque le notti dell’artista, come lei stessa aveva commentato sono state per lei “un percorso fra terrore e sogni d’oro”. Da queste notti insonni passate a scrivere nel corso di tutta la sua vita d’artista (si parla di quasi 17 anni) sono emerse 13+7 canzoni che, lontane dalla malinconia e il senso di solitude che hanno generato il gioiello che è Folklore hanno dato vita ad un disco di passaggio per Taylor Swift, dove la cantante ha riversato gioie, dolori, paure e amore.
Se lo si dovesse inquadrare rispetto agli altri progetti precedenti della sua carriera, si potrebbe dire che Midnights è l’incontro perfetto di Reputation, Lover e 1989. Dentro ci sono tutte le emozioni di una vita, concentrate e cristallizzate alla flebile luce di candela (o della fiamma di un accendino).
L’album parte alla grande con il ritmo di Lavender Haze e il garbo di Maroon, due pezzi che fin dal primo ascolto già suonano come instant classics. L’intro del disco è fulminante è procede in maniera magistrale con il primo vero singolo del progetto, Anti-Hero, una rilfessione autocritica dove la cantante si guarda dentro chiedendosi se non sia lei la causa dei suoi stessi problemi.
Midnights è un disco, senza dubbio, coerente e coeso a livello di sound, ma forse pure troppo: si tratta di un album a tratti onirico, dove le suggestioni e i rimandi sembrano più essere sogni ad occhi aperti (come quello di Snow on the beach, insieme a Lana del Rey). Interessante notare come sia molto, forse troppo, lungo, ma allo stesso tempo scorrevole e mai eccessivamente pesante o melenso. La chiave è senza ombra di dubbio la qualità, altissima, delle produzioni: Jack Antonoff è tornato ancora una volta a lavorare con lei, e si sente, a tal punto che in alcuni momenti sembra di sentire il meglio di Melodrama di Lorde, con il suo sound ovattato e carico di malinconia.
Taylor Swift “at her best”
In venti canzoni, Taylor Swift presenta al suo pubblico tutto quello di cui aveva bisogno, a livello di mood, sonorità e soprattutto testi. Già, perché sono come sempre le liriche ad essere al centro, il racconto di un’artista che come poche altre oggi riesce a giocare con le parole.
I momenti migliori sono quelli (come fu in Reputation) in cui riesce a mescolare la sua voce suadente con le sue rime velenose e un’elettronica appena accennata (è il caso di Vigilante S*it), ma anche quando ispirata dall’amore si lascia trasportare dal sentimento (in Mastermind).
Le ultime sette tracce, per il resto, ripetono un canovaccio già visto e non aggiungono nulla al copione (Paris, per esempio, è un pezzo che avremmo potuto sentire in mille salse diverse anche in 1989). Ad un primissimo ascolto, sembrano insomma messe lì più che altro per giustificare l’ennesimo coup de théâtre di Swift, che non poteva di certo esimersi dal regalare al suo pubblico un’altra chicca il giorno della release dell’album.
Midnights, ad ogni modo, è come qualunque altro disco di Taylor Swift un progetto di buona (se non ottima) fattura che richiede più di qualche ascolto prima di essere compreso davvero. Cruciale, da questo punto di vista, è l’analisi di ogni singola scelta linguistica delle canzoni: i brani, come la strategia precedente all’uscita del disco, includono infinite citazioni, richiami e easter egg che sono uno swiftie affezionato potrà apprezzare pe davvero.
Per il resto del pubblico, Midnight resta un album riuscito e valido, anche se da venti canzoni composte tutte a notte fonda (facciamo che ci crediamo) ci si sarebbe forse aspettati un pizzico di oscurità in più. Più che alle tre del mattino sembra che Taylor Swift l’abbia scritto poco prima del calar del sole, con il filtro Sunset Lover applicato sopra. Bene, certo, ma non benissimo.