Questa non è una recensione, sono semplici appunti sparsi (se mai ne avessi presi, mortacci miei) su ENDLESS, il nuovo EP/Visual Album di Frank Ocean che preannuncia l’arrivo di quel Boys Don’t Cry che stiamo ancora aspettando impazienti, con la netta sensazione che questo artista abbia iniziato pure un pochino a prenderci per il culo.
Ascoltato per vie, come dire, traverse, per ben 3 volte mi sono fatto un’idea generale né positiva né negativa, in quanto l’h0 percepito più come un cazzeggio da mixtape che un vero disco, senza contare che alcune delle basi le avevo già sentite nella sfiancante e inutile sessione in streaming di qualche giorno fa, per la quale posso tranquillamente sentirmi di dire di aver buttato troppe ore della mia vita.
Per farvi capire il mio generale livello di interesse, non mi sono manco segnato i titoli delle canzoni e i commenti, cosa che di solito faccio quando inizio una recensione (un processo che mi porta via un sacco di tempo) ma forse è anche questo un segnale da non sottovalutare: mi capita sempre più spesso di giungere alla conclusione che un disco non fa per me proprio in considerazione del fatto che non ci sono canzoni che mi facciano venire la voglia di premere di nuovo il tasto play.
L’unica, fra tutte, che ha davvero attirato la mia attenzione è stata indubbiamente la cover degli Isley Brothers (che ignoranza, ero convinto fosse di Aaliyah) ma per il semplice fatto che, appunto, già la conoscevo per cui ho da subito provato, per così dire, empatia. Per il resto in realtà il visual si lascia anche ascoltare, ci sono buoni contenuti ma che non hanno manco un grammo dell’incisività di pezzi come Novacane, Lost o ancora Pyramids.
Ci sono tuttavia un paio di sorprese interssanti: non solo qualche sassofono in puro stile scena di sesso da film anni ’80, ma anche e soprattutto un finale electro totalmente inaspettato (Higgs) prodotto da Alex G, l’ultima delle cose che ci saremmo potuti aspettare da Frank Ocean. A far ben sperare per Boys Don’t Cry, fra le altre cose, ci sono diverse collaborazioni da tenere d’occhio, su tutte James Blake, la cui presenza nel nuovo disco di Ocean potrebbe credibilmente farci sprofondare in un mare di lacrime, cosa che tutti ci aspettiamo di fare.
Sufficienza con riserva dunque, speriamo però che sto disco esca perché davvero non se ne può più e si sa che l’hype, se spinto troppo in là, può diventare parecchio rischioso.
Questa non è una recensione, sono semplici appunti sparsi (se mai ne avessi presi, mortacci miei) su ENDLESS, il nuovo EP/Visual Album di Frank Ocean che preannuncia l’arrivo di quel Boys Don’t Cry che stiamo ancora aspettando impazienti, con la netta sensazione che questo artista abbia iniziato pure un pochino a prenderci per il culo.
Ascoltato per vie, come dire, traverse, per ben 3 volte mi sono fatto un’idea generale né positiva né negativa, in quanto l’h0 percepito più come un cazzeggio da mixtape che un vero disco, senza contare che alcune delle basi le avevo già sentite nella sfiancante e inutile sessione in streaming di qualche giorno fa, per la quale posso tranquillamente sentirmi di dire di aver buttato troppe ore della mia vita.
Per farvi capire il mio generale livello di interesse, non mi sono manco segnato i titoli delle canzoni e i commenti, cosa che di solito faccio quando inizio una recensione (un processo che mi porta via un sacco di tempo) ma forse è anche questo un segnale da non sottovalutare: mi capita sempre più spesso di giungere alla conclusione che un disco non fa per me proprio in considerazione del fatto che non ci sono canzoni che mi facciano venire la voglia di premere di nuovo il tasto play.
L’unica, fra tutte, che ha davvero attirato la mia attenzione è stata indubbiamente la cover degli Isley Brothers (che ignoranza, ero convinto fosse di Aaliyah) ma per il semplice fatto che, appunto, già la conoscevo per cui ho da subito provato, per così dire, empatia. Per il resto in realtà il visual si lascia anche ascoltare, ci sono buoni contenuti ma che non hanno manco un grammo dell’incisività di pezzi come Novacane, Lost o ancora Pyramids.
Ci sono tuttavia un paio di sorprese interssanti: non solo qualche sassofono in puro stile scena di sesso da film anni ’80, ma anche e soprattutto un finale electro totalmente inaspettato (Higgs) prodotto da Alex G, l’ultima delle cose che ci saremmo potuti aspettare da Frank Ocean. A far ben sperare per Boys Don’t Cry, fra le altre cose, ci sono diverse collaborazioni da tenere d’occhio, su tutte James Blake, la cui presenza nel nuovo disco di Ocean potrebbe credibilmente farci sprofondare in un mare di lacrime, cosa che tutti ci aspettiamo di fare.
Sufficienza con riserva dunque, speriamo però che sto disco esca perché davvero non se ne può più e si sa che l’hype, se spinto troppo in là, può diventare parecchio rischioso.