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Il Barrio’s di Milano è rimasto, almeno fino allo scorso 9 giugno, il più classico dei luoghi di aggregazione di periferia da grande città: molti graffiti, un piccolo bar, un parchetto di fianco, e tante case (più o meno) popolari tutto intorno. Il cemento che circonda la struttura centrale, dove si è temuto qualche ora fa il concerto di Liberato, ha ospitato negli anni che furono, giusto per fare un esempio, le scorribande di Marracash, nato proprio in zona Barona (dove il sottoscritto, nota a margina, ci ha pure abitato).
Non c’è dunque da stupirsi se la lunga coda formatasi fuori dai cancelli del Barrio’s fin da dopo pranzo abbia attirato la curiosità di molti abitanti della zona, soprattutto ultrasessantenni, incuriositi da una fiumana di persone che difficilmente potranno rivedere in zona. Ed è davvero curioso che, una volta scoperto che sul palco sarebbe salito Liberato, ci siamo ritrovati tutti costretti a rispondere “c’è Liberato, ma non sappiamo chi è” , ricevendo com’è giusto che fosse sguardi più che perplessi.
Al di là del suo anonimato, Liberato è un fenomeno che trovo molto interessante anche e soprattutto dal punto di vista musicale. Eppure, è ovvio che dietro il suo progetto ci sia molto di più della semplice musica. Non è un caso infatti che il live fosse sponsorizzato da Converse, l’azienda che ha poi furbescamente messo in vendita un paio di scarpe brandizzate e tappezzato di manifesti la lunga strada che ci avrebbe ricondotti verso la metropolitana. Messo da parte il vile denaro, tuttavia, non v’è dubbio che il cantante (chiunque egli sia) ci abbia regalato un grande show, seppure la voce, di fatto, sia stata praticamente inesistente.
Bomba #MilanoLiberata pic.twitter.com/ahFJVjBCNq
— ziomuro (@ziomuro) June 9, 2018
Chiunque si nasconda dietro il cappuccio di Liberato, infatti, è qualcuno che non possiede esattamente un’ugola d’oro e che, soprattutto, gioca molto con l’autotune e con la sua maestria alla consolle, un po’ come se fosse un Cosmo ma in forma anonima. Sovrastato quasi completamente dalle voci dei fan presenti (fra cui tantissimi ragazzi del Sud) Liberato ha in breve fatto il suo, presentando (com’era stato a Napoli) tutti i 6 pezzi del suo striminzito repertorio.
Quello che ha reso il suo concerto così indimenticabile, dunque, più che la musica in sé, è stato l’impianto di luci e colori (a cura di Martino Cerati) che hanno illuminato il palco per tutta la durata dello show. Lo spettacolo è infatti dominato da un grande cerchio luminoso, che a tratti si trasformava in una finestra sull’universo e le sue costellazioni, a tratti in una luna pulsante e psichedelica. L’effetto visivo, accompagnato dall’oscura sagoma del misterioso artista, vi assicuro ha reso il live unico e, permettetelo, magnificamente instagrammabile.
#MilanoLiberatañ pic.twitter.com/sjtRvSjg66
— ziomuro (@ziomuro) June 9, 2018
Se nelle intenzioni di Liberato (e del suo riservatissimo team) c’era quella di dare vita a qualcosa di magico, non c’è dubbio alcuno che ci sia riuscito. Resta soltanto da capire se l’artista si degnerà di presentarsi nuovamente in carne e ossa, se pubblicherà un disco completo o se scomparirà definitivamente nell’oblio, come quando era salpato dalle spiagge del Lungomare Mergellina.
Nonostante la mia curiosità sia arrivata a dei livelli quasi morbosi, è però piuttosto ovvio che legarsi ad una qualsivoglia forma di dinamica commerciale “classica” abbatterebbe in un battibaleno l’hype sulla sua identità. Tutto questo fermo restando che, ovviamente, le persone che si sono presentate sul palco in questi mesi siano effettivamente Liberato. Sarebbe infatti una figata, e non lo escludo a priori, se Liberato fosse in realtà un progetto nato e coltivato esclusivamente in studio di registrazione e rappresentato “vivisamente” da nient’altro che un gruppo di abili figuranti. Mind fuck.
Qui sotto video e scaletta del concerto di Liberato a Milano.
Scaletta Milano Liberato Barrio’s 9 giugno 2018
Nove maggio
Intostreet
Je te voglio bene assaje
Gaiola portafortuna”
Me staje appennenn amo’
Tu t’e scurdat’ ‘e me