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Il primo disco che ho comprato in assoluto nella mia vita è stato The Writing’s on the wall delle Destiny’s Child, me lo ricordo come fosse ieri, lo trovai su uno scaffale di Harrod’s a Londra mentre ero in vacanza con i miei e, da buon piccolo nerd musicale già al tempo, insistetti affinché quello fosse il mio regalo di Natale. Era il lontano 1999, periodo d’oro per la musica pop, l’album si trovava in edizione speciale e conteneva un secondo cd con Independent Woman Part I e II (soundtrack delle Charlie’s Angels), No no no remix con Wyclef Jean e il singolo natalizio 8 Days Of Christmas. Lo consumai, fin da subito.
Si può dire che fu a partire da pezzi come Bills, Bills, Bills, o ancora Jumpin’ Jumpin’ e Say My Name che nacque il mio amore, sconfinato, per la musica, che nel corso dei primi anni dell’adolescenza mi portò a collezionare decine di dischi rap e r&b, fra i quali emergono titoli che sono fermamente convinto di avere soltanto io in tutta Italia. I miei amici conoscevano talmente bene la mia passione che ad un compleanno mi regalarono Survivor, il secondo disco delle DC, un album magnifico nel quale già appariva piuttosto chiaro chi fosse l’unica e incontrastata leader del gruppo, quella Beyoncé (figlia di un padre un po’ padrone come Matthew Knowles) che si lanciava perennemente in lead vocals tanto assurdi da far impallidire le colleghe Kelly Rowland e (poor) Michelle Williams. Chiusa nel 2004 l’avventura con il suo gruppo, Beyoncé spiccò da subito il volo con un singolo incredibile come Crazy in Love (la canzone più bella dell’ultimo decennio, secondo Rolling Stone) per poi diventare l’unica vera stella indiscussa del soul mondiale. E a ragione.
Ieri sera, l’artista è finalmente tornata nel nostro paese dopo 3 anni da un (deludente?) concerto al Forum di Assago con quella che è, senza dubbio alcuno, la tournée della sua definitiva consacrazione. Mettiamo subito le mani avanti: non è che prima non conoscessimo il suo talento sul palco, ma il F0rmation World Tour porta in scena uno spettacolo maestoso e da pelle d’oca, mai banale, dove Beyoncé risplende come non mai di una fascino selvaggio e aggressivo in perfetta linea con le qualità del suo alter ego, la burrosa e super sexy Sasha Fierce.
Chiunque sia stato al concerto di poche ore fa nello stupendo stadio di San Siro potrà confermare le stesse identiche sensazioni che ho provato io, ne sono certo: ci siamo trovati davanti uno spettacolo epico, emozionante, mai noioso, cantato da dio, coreografato pure meglio e infine impreziosito da alcuni visual sinceramente da levare il fiato. Il live, suddiviso in 5 atti, è un viaggio sonoro focalizzato soprattutto sugli ultimi due album di Beyoncé, quel gioiellino cazzuto di Lemonade (qui la mia recensione) e il capolavoro BEYONCE, tanto belli quanto diametralmente opposti: una scaletta ricchissima ma fortunatamente molto meno piaciona e commerciale di quello che ci saremmo potuti aspettare (non c’è stata Single Ladies, ma non se n’è sentita la mancanza) che penso non abbia lasciato nessuno a bocca asciutta.
Il live parte come da copione con Formation, un inno alla “negritudine” (mi si conceda il termine!) di Beyoncé, alle sue origini e alla sua “swag” di donna di colore: l’artista sale sul palco puntualissima alle 9 di sera, spuntando da dietro il gigantesco parallelepipedo rotante sul quale verrano proiettati tutti i video della serata. Si prosegue poi con il j’accuse al tradimento di Jay-Z di Sorry, una versione a cappella di Irreplaceable e poi lo stadio crolla con delle cartucce potentissime rappresentate da Bow Down e Who run the world (Girls) dove Beyoncé inizia a lasciarsi andare al suo lato più focoso, quasi animalesco.
Il meglio arriva quando dietro la maschera fierce che Beyoncé si è costruita emerge un animo intimo e profondo, capace di scrivere, produrre e interpretare alcuni dei pezzi soul più belli della musica degli ultimi anni: nascono così le atmosfere delicate di Mine e Me myself and I, o ancora le romantiche note di 1+1, che fa commuovere più di qualche fan presente nel parterre (e non solo). Un live di Beyoncé, tuttavia, non porta soltanto a tirar fuori fazzoletti (e per fortuna!) ma anche a scatenarsi e a perdere la voce senza ritegno alcuno: questo è stato di certo il mio caso quando è partita la stupenda Don’t Hurt Yourself (la canzone più rock di tutto il concerto, peccato l’assenza della chitarra di Jack White!) oppure i gioielli del disco BEYONCE (Drunk in love su tutte, ma anche Yoncé, Flawless e Partition) che il sottoscritto ascolta in loop vergognoso da almeno due anni. Ma non è finita qui, perché il pubblico dimostra di percepire come “classici” già alcuni nuovi pezzi presenti in Lemonade, per mia immensa gioia.
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Verso la fine del live Beyoncé canta infatti due (apprezzatissimi) brani soul del suo ultimo disco: sto parlando di Daddy Lessons e, soprattutto, di Freedom, pezzo diventato celebre per la magnifica messa in scena, dove Beyoncé e le sue ballerine danno vita ad una suggestiva danza in mezzo ad una vasca d’acqua, tramutando gli schizzi in parte integrante della loro coreografia.
È difficile, in ogni caso, descrivere a parole (e probabilmente ne ho usate fin troppe, scusate ma l’ora è tarda) uno show di questo tipo: non si può spiegare il brivido regalato da quello sguardo di fuoco (lei è di una bellezza da levare il fiato) che ogni tanto ti scruta o la soddisfazione che hai quando tutto lo stadio canta Love on Top, senza bisogno di base, salendo piano piano di tono fino ad arrivare al limite della sopportazione di una normale corda vocale. Sono sensazioni che devi vivere sulla tua pelle, tipo quando scopri una canzone del calibro di Bug a boo da un ormai obsoleto lettore cd finito in chissà quale cassetto della tua soffitta: ebbene sì, sto proprio parlando di quello che provai quando ascoltai per la prima volta il disco di un artista che mi avrebbe regalato il più bel concerto di tutto il 2016.
Qui sotto scaletta, foto e video del Formation World Tour di Beyoncé a San Siro.
Uno dei momenti più emozionanti a mio avviso è stato quando San Siro ha cantato Love On Top #FormationWorldTour pic.twitter.com/0376KJ4Ppa
— ziomuro (@ziomuro) July 18, 2016
Scaletta Beyoncé Formation World Tour San Siro Milano 18 luglio 2016
Atto 1
Formation
Sorry
Irreplaceable (Acapella)
Bow Down
Run the World (Girls)
Act 2
Superpower (Interlude)
Mine
Baby Boy
Hold Up
Countdown
Me, Myself and I
Runnin’ (Lose It All) (cover di Naughty Boy)
All Night
Act 3
Don’t Hurt Yourself
Five to One/ Ring the Alarm
Diva
Yoncé
***Flawless
Feeling Myself (cover di Nicki Minaj)
Drunk in Love
Rocket
Partition
Act 4 (intro Die with you/ Blue Ivy)
Daddy Lessons
Love on Top (Acapella)
1+1
The Beautiful Ones (cover Prince)
Purple Rain (Interlude)
Act 5
Crazy in Love (Fifty Shades of Grey remix)/ Crazy In Love
Bootilicious
Naughty Girl
Party
BIS
Freedom
Survivor
End of Time
Halo