I Green Day fanno parte a pieno titolo di quel tipo di artista dal quale cerco di tenermi distante il più possibile: non è una questione di musica, nel senso che non sono poi così malaccio, ma non posso fare a meno di collegarvi ad una brutta esperienza di cui già vi avevo raccontato nella recensione del terribile disco dei Blink 182. Il fatto che io partissimo all’ascolto del loro ultimo disco Revolution Radio con qualche preconcetto, dunque, non è certo colpa loro.
Premettendo che il rock mi piace ma non sono per nulla un esperto del genere, trovo che questo disco sia non molto dissimile ai precedenti in quanto ad intenzioni: ci si traveste da punk quando in realtà si è estremamente commerciali, intuitivi e diretti. Non è un male eh, dopo tutto con questi presupposti vai facilmente a dare vita ad un progetto piacevole, però nulla più.
Revolution Radio dei Green Day è stato più o meno pensato come un mezzo concept album, costruito tutto su una neanche troppo velata critica sociale e politica: la radio presente nel titolo (e di cui si parla del secondo estratto omonimo) dovrebbe in teoria essere un mezzo per ribellarsi allo status quo esistente. Le intenzioni erano alla fin fine buone e il singolo di lancio Bang Bang (un j’accuse nei confronti di una vita “sempre in rete” ma anche verso l’utilizzo delle armi negli USA, almeno secondo me) aveva spaccato, senza dubbio alcuno. Non lo stesso possiamo dire del resto del disco.
Restano interessanti i continui richiami alle armi, alla violenza e anche ad una morte che sembra spesso essere del tutto insensata (è un po’ la chiave di lettura Too dumb to die) e più in generale di tempi bui e problematici dove l’unica via di fuga sembra essere la rivoluzione: il problema è che i Green Day non la bruciano davvero la loro radio, come nella foto di copertina, ma si adagiano su un sound già sentito forse troppe volte.
Questo non è punk, ma neanche visto da distante: Billie Joe Armstrong e compagni indugiano persino sulle ballad acustiche, a sottolineare che dopo tutto viviamo in un mondo ordinario, fatto di una normalità che è tutto quello che ci resta. Per fare i fuorilegge (Outlaws), per spargere sangue giovane (Youngblood), per fare una rivoluzione musicale vera e propria ai Green Day manca ancora molto. Magari sarà la volta buona con il prossimo disco, o almeno questo mi auguro.
Tracklist
- Somewhere Now
- Bang Bang
- Revolution Radio
- Say Goodbye
- Outlaws
- Bouncing Off The Wall
- Still Breathing
- Youngblood
- Too Dumb To Die
- Troubled Times
- Forever Now
- Ordinary World