Mettetevi comodi, preparate una ciotola di pop corn e godetevi con me il riassunto della conferenza stampa che questa mattina si è tenuta presso un celebre hotel di lusso del centro di Milano riguardo allo scottante tema del secondary ticketing e delle aspre polemiche che un servizio de Le Iene ha sollevato nei confronti di Live Nation, la principale azienda organizzatrice di eventi in Italia (e nel mondo).
L’incontro con i giornalisti (la sala era stracolma) organizzato da Ferdinando Salzano, AD di F&P Group, e Claudio Maioli (manager di Ligabue), durato un’ora e mezza, ha cercato più che altro di calmare le acque e fare chiarezza su un problema che, nonostante esista da tempo, è finalmente balzato agli occhi anche dei non addetti ai lavori, in particolare quelli che a inizio ottobre hanno cercato di acquistare gli ormai tristemente noti biglietti dei Coldplay a San Siro.
La vicenda (da me riassunta qui) ha dunque ancora molti, moltissimi punti oscuri e, come si è intuito, rappresenta soltanto la punta di un iceberg, la piccola parte di un fenomeno molto più ampio che quasi con certezza coinvolge molti altri artisti e/o agenzie. Non c’è da escludere, ma questa è una mia personale opinione, che in sala ci fossero anche degli esponenti di spicco dell’industria musicale con le mani in pasta che ancora non sono stati sgamati.
Che qualcuno abbia la coda di paglia o che sappia molto più di quanto non voglia dare a vedere, in un certo senso, sembra piuttosto scontato: lo stesso AD di Live Nation, Stefano Lionetti, è stato oggetto di aspre critiche e frecciatine neanche troppo velate da parte dei giornalisti, che l’hanno sostanzialmente accusato di non aver ancora preso una posizione (legale) sulla faccenda nei confronti del partner Live Nation, che di recente si è fra l’altro autoescluso da Assomusica.
La parola chiave, in qualunque caso è una e una sola: oscuramento. Il termine è stato ripetuto almeno una decina di volte da un imbufalito (e vorrei ben vedere) Salzano, che non ha lasciato spazio ad alcuna mediazione e si è detto pronto ad agire per vie legali in caso gli eventi si sviluppassero in modo non gradito. Una posizione non molto diversa è stata presa di recente anche da Claudio Trotta di Barley Arts, da anni in lotta contro un sistema malato, un vero e proprio cancro.
Stando a quanto sostenuto da Lionetti, in realtà, la faccenda sembrerebbe ancora più complessa: il problema vero è che governare questo Web 3.0, dove i biglietti spesso sono disponibili su piattaforme illecite senza che il biglietto fisico esista nella realtà, è davvero difficile, senza considerare che tutte le società citate (fra cui Viagogo e Seatwave) hanno sede all’estero, se non addirittura in paradisi fiscali, ed è molto complesso riuscire a fermarle. Un altro punto sottolineato, ma qui mi è venuto sinceramente da ridere, è che l’altra soluzione possibile, la vendita nominale dei biglietti, sarebbe “complicatissima da sviluppare da un punto di vista tecnico e toglierebbe persino un po’ di pathos a chi acquista il biglietto del concerto”.
In breve, l’incontro ha lasciato molti, troppi giornalisti borbottanti e un casino di punti in sospeso: l’unica vera certezza, citando Salzano, è che questo pentolone di merda è solo all’inizio.