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Ai tempi dell’università avevo un carissimo amico che si lamentava spesso di come fuori dai concerti dei suoi artisti “alternative” preferiti avesse iniziato a crearsi, inspiegabilmente, una lunga fila di attesa: erano gli anni in cui i Marta sui Tubi erano sconosciuti ai più e l’idea che band come quella di Giovanni Gulino potesse partecipare a eventi come il Festival di Sanremo appariva quasi assurda. Un discorso simile lo possiamo fare in un certo senso anche per Calcutta, che in occasione delle ultime tappe del suo Mainstream tour è riuscito a registrare sold out ovunque, anche allo storico Alcatraz di Milano dove si è esibito poche ore fa.
Ad aprire il concerto il cantautore Giovanni Truppi, arrivato sul palco con un ritardo di circa una mezzoretta, che ad essere sinceri ha annoiato un pochettino, nonostante le ottime doti da pianista e i testi dopo tutto interessanti, molti dei quali basati su relazioni d’amore malsane (“Noi due quando scopiamo scopiamo meglio con altre persone” recita in Come una cacca secca). Il meglio della serata, com’era ovvio che fosse, lo avremmo ascoltato nell’ora e un quarto successiva.
Contrariamente a quanto letto su internet, Calcutta non è per nulla scazzato sul palco, né tantomeno è stonato come una campana: certo, l’artista laziale non la vocalità di Adam Lambert ma se la cava eccome, nonostante per la maggior parte del tempo la sua voce venga sovrastata quasi completamente dai cori sguaiati del pubblico. Non c’è comunque da stupirsi: al cantante è bastato un album per diventare un nuovo punto di riferimento generazionale, al pari del Vasco Rossi di Vita Spericolata e dei suoi inni da stadio. L’accoglienza a brani come come Gaetano, Frosinone, Cosa mi manchi a fare, Oroscopo o Le Barche ne sono la palese dimostrazione.
Amarena #Calcutta pic.twitter.com/zzJulEe85X
— ziomuro (@ziomuro) December 11, 2016
Nella scaletta del live, per forza di cose (“se suoniamo solo l’ultimo disco il concerto dura 20 minuti!“) c’è tutto Mainstream e diversi pezzi del repertorio del Calcutta precedente al boom “commerciale” (contenuti nel disco Forse), su tutti la splendida Amarena, Pomezia e la chiusura a sorpresa di Natalios (seguita poi dal reprise di Che cosa mi manchi a fare, a luci già accese) dove l’interprete riesce a creare il silenzio intorno a sé, focalizzando la nostra attenzione sulla sua straordinaria interpretazione, più che su una melodia da cantare a squarciagola.
Il live di #Calcutta all'Alcatraz si chiude a sorpresa con Natalios e con un reprise di Che cosa mi manchi a fare pic.twitter.com/3rR0wireRd
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Con il suo Mainstream Tour. dunque, Calcutta ha dimostrato, in barba agli haters, di avere tutte le carte in regola per trasformarsi nel nuovo punto di riferimento dell’indie pop melodico all’italiana: qui lo dico e qui lo nego, la consacrazione definitiva con un Forum di Assago a caso è, con questi presupposti, davvero molto vicina e dopo tutto meritata. Alla fin fine, non c’è nulla di male, quando si ha un talento compositivo fuori dalle righe, a farsi apprezzare da un pubblico molto più ampio ed eterogeneo rispetto a quello con cui si è nati artisticamente: i tempi dell’indie di qualità da centro sociale, anche in funzione di artisti come Calcutta, sembrano essere ormai obsoleti. Baci.
Foto, video e scaletta del concerto li trovate qui sotto.
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Scaletta Calcutta Mainstream Tour Alcatraz Milano 11 dicembre 2016
Intermezzo 2
Limonata
Frosinone
Cane
Fari
I Dinosauri
Milano
Gaetano
Le barche
Dal verme
Cosa mi manchi a fare
Albero
Benedetta
Pomezia
Amarena
Del verde
BIS
Arbre magique
Mi piace andare al mare
Oroscopo
Natalios
Che cosa mi manchi a fare (reprise)
#Calcutta sul palco del'Alcatraz. Si comincia con Limonata e Frosinone pic.twitter.com/m9j7QhCJEH
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Gaetano e la gente canta come se fossimo ad un concerto di Vasco #Calcutta pic.twitter.com/X52eaZqEIn
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Che cosa mi manchi a fare #Calcutta pic.twitter.com/C6iWiF43N6
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