SEGUI LA PAGINA FACEBOOK UFFICIALE DI ZIOMURO RELOADED!
SEGUI ZIOMURO SU TWITTER E INSTAGRAM!
Sono giorni che voglio scrivere questo benedetto articolo. Giorni. Ma poi ce n’è sempre una. Prima io che non mi voglio spoilerare, poi Beyoncé che non riesce a scendere dal palco volante, l’uscita di Everything is love, le ore di fila per il parterre (mai più, me lo sono ripromesso, da quanto scattano i 30), la recensione, Parigi, la finale della Coppa del Mondo, l’e-mail a Mentana. Insomma è una vitaccia, la mia.
Trovare uno spazio, dignitoso, per discutere in modo approfondito della scaletta di un tour che attendevo da quattro anni è proprio un bel casino. Perché ci devi mettere dentro le parole giuste, con le virgole e le citazioni adatte, sennò sembri fuori luogo. Ce n’è un sacco, là fuori, di gente che ne sa molto più di te. Come, giusto per fare un esempio, i commentatori che il giorno dopo il live dell’On The Run 2 Tour a San Siro, tenutosi lo scorso 6 luglio, se ne sono usciti dicendo che alla scaletta mancava Empire State of Mind, una canzone con la quale Jay-Z avrebbe tirato giù lo stadio. Un commento “average”, è la prima cosa che mi è venuta in mente, perché all’interno di un live così non sarebbe c’entrata una mazza.
L’OTR II Tour di Jay-Z e Beyoncè, partiamo da questo presupposto, avrebbe dovuto essere (ed è evidente) il concerto del ricongiungimento artistico e sentimentale fra i The Carters, la coppia più potente della musica mondiale ma non esattamente quella più solida. Due artisti che seguo e ammiro fin da quando scrivevo sugli ormai defunti forum di MTV.IT, da dove tutto è partito. I due massimi rappresentanti della black music mondiali, capaci di tirare fuori capolavori veri e progetti top secret con una naturalezza che ciao. Beyoncé, per esempio, ha di recente sganciato la devastante doppietta di BEYONCE e LEMONADE, Ma si diceva della scaletta.
Quando hai un repertorio così, scegliere non è esattamente la cosa più semplice del mondo. Di conseguenza (sempre che si possa parlare di principio causa-effetto?) è necessario mettere a confronto il primo degli On The Run, tenutosi nel 2014 (io c’ero, quella volta, allo Stade de France, anche se ormai questa storia vi è uscita dalle orecchie, per non dire altro) e quello che si sta svolgendo nell’anno domini 2018. Due show con almeno un paio di momenti assolutamente identici, eppure profondamente diversi.
Beyoncé, per esempio, ha deciso per quest’anno di ripescare il lungo monologo della donna delusa di Resentment, riproponendo la medesima messa in scena, le stesse facce, lo stesso finto pathos. Insieme, la coppia ha scelto di chiudere, ancora una volta, sulle note della (dopo tutto evitabile?) Forever Young, accompagnata dalle migliaia di lucine dei cellulari dei presenti. Un discorso simile va fatto anche per le coreografie e le scelte sceniche di Formation (simile al precedente tour di Queen Bee), la straordinaria Flawless, le fiamme di Run the world (Girls) e il mix Diva/Clique.
Il primo On The Run Tour, in generale, era molto più oscuro (BEYONCE, uscito pochi mesi prima, è carico di bassi profondissimi), sporco, ma soprattutto era il racconto di una coppia davvero ben amalgamata, lungi dal voler esibirsi a svariati metri di distanza su due piattaforme risibilmente lunghe. Un’impostazione dal palco piuttosto monolitica quella dell’OTR 1, dove i due artisti si scambiavano le posizioni in modo complementare, manifestandosi e scomparendo come fantasmi da botole apparentemente fissate alla stessa profondità.
Vista questa lunga premessa , potreste pensare che il concerto dei The Carters a Milano (e quello di Parigi del 14 luglio, ahimè identico al meneghino) non mi sia piaciuto. Beh non è così. Stiamo semplicemente parlando, rispetto alla tournée precedente, di due prodotti distinti. Questo, nello specifico, è stato più patinato, meno tagliente, più caciarone. Eppure, contrariamente alle volontà di “critici” (mi si concedano le virgolette) e fan sfegatati di Beyoncé, i contentini per il pubblico proprio non ci sono stati.
Niente Single Ladies, niente Halo, ma neanche Love on Top. Persino le hit spaccaclassifiche della coppia sono state rivisitate in stile Coachella, con l’aiuto di una dir poco straordinaria orchestra di fiati appollaiata nel retropalco. È questo il caso di Crazy in love (e dei suoi fuochi d’artificio), o ancor meglio di Deja vu, introdotta da un giro di basso strappamutande.
Non è casuale, fra l’altro, che i momenti più trascinanti del live siano stati proprio quelli di Jay-Z, che lontano dalla fredda perfezione della moglie è riuscito a coinvolgere i pochi veri appassionati di rap (a Milano, a Parigi ovviamente è stato tutto un altro discorso) con un flow spaventoso e una serie di visual da paura (su tutti i cartoon di The Story of O.J., pezzo decisamente da rivalutare, o le foto segnaletiche di 99 problems).
All’On The Run 2 Tour, ed è indubbio, è tuttavia mancato almeno un pezzo di Everything is love (qui la recensione di Ziomuro Reloaded) una scelta a tratti folle che, mi viene da pensare, sia stata dettata dalla necessità di fare labor limae su un album che deve aver preso molto più tempo del previsto. Considerando che i due coniugi sanno batter cassa e pure piuttosto bene, viene naturale pensare che la pubblicazione dell’album a tour già iniziato sia dipesa dalla necessità di utilizzare i nuovi brani come specchietto per le allodole per chi ancora non avesse acquistato i biglietti di un tour che sì ha riscosso successo, ma manco troppo.
La setlist dell’On The Run 2 Tour è dunque stata una delusione? No, nel modo più assoluto. Poteva essere migliorata? Questo è certo, ma d’altra parte quale concerto ha mai avuto una scaletta sulla quale non avete avuto nulla da ridire?
Se siete fra quelli che si sono lamentati, insomma, fate molto probabilmente parte di quel tipo di fan che è rimasto fermo ad una Beyoncé diva da dancefloor. O, e forse è ancora peggio, ad un Jay-Z ingabbiato in quell’unica hit della sua carriera malauguratamente diventata tormentone mainstream su emittenti come Radio Deejay, RTL et similia.
Scaletta On The Run 2 Tour Jay-Z Beyoncé Milano Stadio San Siro 6 luglio 2018
Holy Grail
Part II (On the Run)
’03 Bonnie & Clyde
Beach Interlude
Drunk in Love
Diva / Clique
Dirt Off Your Shoulder
On to the Next One
Fuckwithmeyouknowigotit
Flawless / Feeling Myself
Big Pimpin’
Jamaica Interlude
Run This Town (Jay Solo)
Baby Boy (Bey solo)
Mi Gente (Remix) / You Don’t Love Me (No, No, No)
Bam
Hold Up / Countdown
Sorry
Bar Fight Interlude
99 Problems
Ring the Alarm
Don’t Hurt Yourself
I Care / 4:44
Song Cry
Resentment
Running Interlude
Family Feud
Upgrade U
Niggas in Paris
Beach Is Better
Formation
Run the World (Girls)
Public Service Announcement
Ballet Interlude
The Story of O.J.
Déjà Vu (Bey and Jay)
Show Me What You Got / Crazy in Love
Freedom
U Don’t Know
Baptism Interlude
Young Forever