SEGUI LA PAGINA FACEBOOK UFFICIALE DI ZIOMURO RELOADED!
SEGUI ZIOMURO SU TWITTER E INSTAGRAM
Oggi è un giorno importante. Dopo quasi 7 anni di gavetta, Alessandro Mahmoud in arte Mahmood si è guadagnato il suo primo disco d’oro grazie al singolo Soldi, pezzo prodotto da Dardust e Charlie Charles con il quale ha vinto a sorpresa il Festival di Sanremo 2019.
https://twitter.com/FIMI_IT/status/1097501489415696384
Povero Mahmood. Se n’è parlato pochissimo di questo risultato. Un traguardo non banale, considerato che ci sono artisti che arrivano al disco d’oro già al primo album, forti di un talent alle spalle, o di un’agguerrita fanbase che ne ha consumato le canzoni sulle piattaforme di streaming.
Per realizzare il suo sogno, Alessandro di anni ce ne ha messi 7 e questo nonostante il suo straordinario talento. Anni di un X Factor che si è rapidamente dimenticato di lui (checché ne dicano i suoi social media manager), di umile lavoro in un bar (dove ha imparato, come sottolineato da Nicola Savino, a non mandare a fanculo i giornalisti), anni di singoli magnifici come Pesos, Uramaki o Milano Good Vibes, passati completamente inosservati ai più. E invece no, oggi tutti parlano del suo orientamento sessuale, reale o presunto.
Non erano bastate le sterili polemiche sulle sue origini egiziane a oscurare un successo storico, per il Festival della canzone italiana. Adesso, alle luce delle sue recenti dichiarazioni a Il Fatto Quotidiano, è l’intellighenzia gay (per non chiamarla in altri modi, sia mai che si offendano) a dimenticarsi quali sono le reali priorità di un artista, mettendo in primo piano solo quelle che fanno comodo.
Per completezza, ecco le parole di Mahmood:
L’idea stessa del coming out è un passo indietro, perché presuppone il bisogno di dividerci tra etero e omosessuali. È come per l’integrazione: queste cose, per la mia generazione, esistono già. Se vado a letto con un uomo o una donna non frega niente a nessuno.
Apriti cielo. La sensibilità, l’interiorità, per non parlare dei cazzi propri di un ragazzo, devono essere messi alla berlina. È un imperativo. Non si scampa. Ancora più grave, Mahmood ha osato dire una verità scomoda, che nell’era del #MeToo e del buonismo dilagante non ci si può più permettere di dire. Viviamo in un’epoca in cui, per fortuna, a (quasi) nessuno interessa più conoscere l’orientamento sessuale degli altri. Non è più rilevante. Non fa più notizia. Ci sono i transgender che partecipano ai talent, ci sono i (citofonatissimi) merdoni agli omofobi in diretta ai reality. Ci troviamo in un modo imperfetto, certo, ma in un mondo che sta cambiando.
L’intolleranza esiste ancora, purtroppo, ma cerchiamo di non sovrastimare il problema. Un singolo attacco omofobo, per quanto grave esso sia, non può giustificare la parola “clima”. Viviamo ancora, per fortuna, in un paese che ha concesso alla comunità LGBT spazio in televisione, diritti civili, intere fermate della metropolitana. Non siamo in Russia, o in Medioriente, dove l’omosessualità è ancora considerata un reato. Cerchiamo, ragazzi, di dare alle situazioni il peso che meritano.
E poi, ovviamente, c’è il tema del coming out. È sconcertante, in questo senso, la mancanza di tatto da parte quegli stessi che richiedono delicatezza su molti altri temi. Esprimere sé stessi, la propria interiorità, a cuore aperto di fronte alle altre persone, per quanto le possiamo conoscere, non è una passeggiata. Per nessuno. E ciò vale tanto per un orientamento sessuale quanto per qualunque altra manifestazione, più o meno problematica, della propria personalità.
Un coming out di Mahmood, perché no, potrebbe spingere altri a fare lo stesso. Ma non è scontato. Non è automatico. Stiamo giocando sul filo del magari sì, ma magari anche no. Chi siete voi, che cercate di estorcere dichiarazioni a Mahmood, per poter giudicare? Non siete, fra l’altro, voi stessi a non volervi sentire mai, in nessuna occasione, giudicati? La sensazione è che a molti di voi commentatori, e ve lo dico di cuore, piaccia vincere facile.
Almeno per ora, Mahmood ha semplicemente toccato un nervo scoperto con il garbo e il riserbo che l’hanno sempre contraddistinto. Anche perché a domanda, uno risponde, magari (pensa un po’!) anche in modo sincero.
Da questo momento, l’artista farà soltanto parlare la musica, che è l’unica cosa che conta e che, evidentemente, non interessa molto a quegli stessi indignados che si sono premurati di far girare le sue foto in costume da bagno.