C’è una canzone di Tiziano Ferro, si intitola Per dirti ciao, dedicata ad una persona scomparsa, che recita:
E rivela il tuo sorriso in una stella, se vorrai
per stasera andrebbe bene anche così.
E non servirà più a niente la felicità,
più a niente anche la fantasia
mi accontenterò del tempo andato.
Il Nonno Leonardo, il nonno mio e delle decine (scusate ho perso il conto, sono andato per eccesso) di nipoti e pronipoti è ancora qui, per me è come se non se ne fosse mai andato, e mai se ne andrà. Lo rivedrò sempre accanto a me, sorridente e scherzoso come è sempre stato, anche (appunto) guardando verso il cielo, in direzione di quel paradiso nel quale sono fermamente convinto ora stia, probabilmente quelle nuvole ovattate che vedo lassù adesso sono il fumo delle sue immancabili sigarette. O vitamine, chiamiamole un po’ come preferiamo.
I suoi occhi azzurri sono i miei occhi azzurri, i suoi sorrisi sono anche i miei sorrisi, la sua vena comica (almeno spero) è la stessa che mi ha sempre portato a fare lo scemo in giro, un po’ per sdrammatizzare un po’ perché scemo, diciamocelo, sono sempre stato. Lui è ancora qui, è dentro e fuori di me, è un ricordo talmente vivido e bello che difficilmente posso pensarmi senza di esso. Peccato nonno, peccato davvero che non mi hai lasciato la tua forza fisica e la capacità pratica, come vorrei che mi aiutassi ancora una volta ad aprire quel barattolo che io, mingherlino come sono, non ho mai avuto la forza di aprire. Come vorrei che mi facessi ancora uno dei tuoi mitici toast con lo speck, o che mi prestassi 10 euro per una pizza e una coca alla Boutique della Pizza, alla quale poi avresti aggiunto almeno altri 3 euro di prosciutto e formaggio.
Ti ho pensato tanto, nonno, negli ultimi tempi. Pensavo a quanto io e te fossimo vicini e simili, da certi punti di vista. Sangue del tuo sangue, quello stesso che se non va a letto cullato dalle note di una radio gracchiante in cuffia non è contento. Pensavo a quando, tornato da Parigi, passavo i pomeriggi a raccontarti i documentari in televisione, mentre ti godevi l’ennesima (forse è meglio dire milionesima!) tazza di caffè e latte. Secondo me, alla fine, il tuo stesso sangue era fatto di caffè e latte! Ci sono tanti altri ricordi che ho fissati nella memoria, ma alcuni di questi purtroppo non si possono ripetere in chiesa, per cui ce li terremo io e te, nascosti come il più prezioso dei segreti.
Sei stato un nonno con la n maiuscola, di quelli che ti accompagnano a scuola la mattina in macchina, di quelli che ti rimboccano le coperte, di quelli che ti dicono stai lontano dalla tv che diventi cieco, di quelli che non sentono o non capiscono per l’età e alla tua laurea chiedono ai parenti seduti vicini -ma mi non go capio, selo passà?-.
Sei volato via in una giornata meravigliosa, proprio come la nonna, un cielo terso che ti ha accolto a braccia aperte, come un eroe mitologico, che in fondo sei sempre stato, per tutta la tua famiglia. Ti sento più vicino che mai, nonno, da questo momento in poi sei il mio angelo custode, ti chiedo quindi, come avresti detto tu, di -far pulito- e proteggere me e tutti gli altri come solo tu sapresti fare.
Lo sai, nonno, come finisce quella canzone di Tiziano Ferro di cui ti parlavo? Dice:
e tornerei da te, per dirti ciao, ciao!
mio piccolo miracolo
sceso dal cielo per amare me.Ciao… e cadono i ricordi
e cade tutto l’universo e tu stai lì.
Te la dedico, ascoltala con la tua “radietta”. Immagino che con le antenne che ci sono paradiso la sentirai benissimo.
Alberto