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Qualche tempo fa diversi siti con gran poco rispetto per la dignità umana si sono dilettati in un simpatico giochino: cercare di trovare delle motivazioni più o meno scientifiche e/o credibili per cui nel 2016 sono morte un sacco di celebrità.
Vi svelo un piccolo segreto: a nessuno, all’interno delle redazioni, gliene fregava una mazza di chi fosse morto e soprattutto del perché, ma era necessario dare vita a dei post che attirassero quanto più possibile l’interesse del popolo bue che su Google avrebbe cercato (senza ombra di dubbio) keywords del tipo “morti vip 2016” o ancora “perché le celebrità muoiono nel 2016”. Mi sembra piuttosto scontato e ovvio che non esista alcuna correlazione fra una morte e l’altra, ma questo tipo di articoli (quello del sottoscritto compreso) è ciò di cui molti di noi hanno bisogno per campare, visto che viviamo (o, meglio, vivacchiamo) in funzione delle vostre chiavi di ricerca ogni santo giorno.
Il 2016, in effetti, è stato un anno parecchio funesto, anche per il sottoscritto: purtroppo ho perso una persona a me molto cara ed è dallo scorso aprile che cerco disperatamente a far leggere alle aziende milanesi il mio cv, senza alcun successo. Persino il mio tentativo di diventare virale con il mio QUESTO NON E’ UN CV è fallito, miseramente, nonostante io l’avessi messo in conto. Quando sono tornato a Disneyland a lavorare per le due settimane di Halloween, come se non bastasse, mi hanno cambiato di negozio e messo a fare caffè e zucchero filato. 5 anni di università buttati.
Gli ultimi 12 mesi, in ogni caso, ci hanno visto affrontare tante altre piccole grandi sfide (più grandi, a dire il vero) che hanno reso quello appena trascorso un anno innegabilmente di merda: abbiamo cominciato con la Brexit, poi con l’elezione di Donald Trump, infine con la vittoria del No al Referendum e le dimissioni di Matteo Renzi, un premier che potrà anche non piacere ma che è comunque riuscito a ridare un minimo di credibilità al nostro paese, riuscendo fra le altre cose a far approvare le Unioni Civili. Con la vittoria di Trump, in ogni caso, avevo già messo in conto il peggio: siamo purtroppo di fronte una proliferazione (molto, molto pericolosa) di ideologie gentiste e complottiste che se assecondate potrebbero portare a conseguenze gravissime per la nostra società, vedasi le campagne di certi individui contro i vaccini.
Non è ovviamente finita qui: anche dal lato musicale il 2016 è stato un po’ un disastro. Tralasciando le ovvietà sul successo di Fabio Rovazzi in Italia (qui trovate due mie parole a riguardo) è abbastanza scontato che quest’anno ci sia stata un’ecatombe, per di più di artisti fra i più influenti nella storia della musica. Credo che i nomi di David Bowie, di Prince e di Leonard Cohen possano bastare per definire il disagio. A questo proposito, fra l’altro, vi consiglio di dare un occhio al progetto di Federico Pucci aka @cratete che trovate qui sotto:
Per chi volesse partecipare alla mia idea folle di ebook collettivo sui morti eccellenti del 2016, c'è tempo fino al 22 dicembre. #fuck2016
— Federico Pucci (@cratete) December 2, 2016
Là dove c'è più spazio ho spiegato a modo la storia dell'ebook #fuck2016 con un appello: https://t.co/ywCIAUB7Qt
— Federico Pucci (@cratete) December 2, 2016
C’è purtroppo di più: nel 2016 sono anche usciti almeno un paio di dischi che hanno costituito, almeno per il sottoscritto, una gigantesca delusione. Il primo, e più clamoroso caso per me è stato senza dubbio AIM di M.I.A. (RECENSIONE), un album che attendevo con grandi aspettative e che mi ha fatto sbadigliare in più di qualche momento; seguono a ruota Blonde di Frank Ocean (RECENSIONE), Starboy di The Weeknd (RECENSIONE) e 24K Magic di Brun0 Mars (RECENSIONE).
Non parliamo poi di X Factor, notoriamente la mia unica gioia televisiva rimasta: l’edizione 10, che a mio avviso partiva con i migliori presupposti, è stata piatta, noiosa e priva di talenti davvero interessanti, eccezion fatta forse soltanto per i Les Enfants, che ovviamente sono stati eliminati immediatamente.
In conclusione, il 2016 è stato un anno di merda, e su questo non ci piove, ma vi prego di non saltare ancora a nessuna conclusione affrettata: questo articolo è stato pubblicato in data 5 dicembre, abbiamo ancora 26 giorni di tempo per renderlo peggiore di quanto non sia già stato.